Lo attendevano al Royal pub. Jack in una strada poco
illuminata, camminava nervosamente. Era al verde da diverse settimane e non
riusciva a trovare uno straccio di lavoro. La sua donna, Penny, gli aveva dato
un ultimatum: “Non voglio passare la mia vita con un fallito!” Gli urlò qualche
giorno prima. Erano solo parole strillate. Lei non lo avrebbe mai lasciato, era
innamorata persa. Jack, comunque, ferito nell’orgoglio, decise che era giunto
il momento di produrre grana, con qualsiasi mezzo.
Tom, Charles e Bob si stavano scolando diversi boccali di
birra scura. Avevano iniziato a parlare grossomodo del colpo che avevano
intenzione di fare ad un’agenzia assicurativa. Per i dettagli, attendevano
Jack. Quest’ultimo era in ritardo, se ne rese conto e affrettò il passo che
echeggiava nella notte e tagliava la penombra. In lontananza intravide due
brutti ceffi. Jack continuò a camminare tranquillo, pur consapevole del fatto
che si sarebbe imbattuto con quei due balordi. Il più grosso gli bloccò il passaggio.
Jack lo spinse chiedendogli se avesse dei problemi. L’altro, piccoletto, ma più
aggressivo iniziò a blaterare e a partire di mani. Jack di costituzione era una
via di mezzo tra quei due esseri, ma sicuramente molto più suscettibile di quei
due ladruncoli di strada. Jack schivò i colpi del piccoletto, senza nemmeno
sfilarsi le mani dalle tasche. Tutto finì lì, se ne andarono senza che il più
grosso accennò a un gesto e con il piccoletto che continuò ad inveire. Se fosse
stato colpito, Jack, avrebbe reagito, dando sfogo a tutta la sua frustrazione,
a tutta quella rabbia che reprimeva da tempo e avrebbe picchiato chiunque
avesse cercato di attaccarlo, fossero stati anche dieci, cento, mille; a lui,
ormai, poco importava di finire al camposanto. Si sarebbe fatto bucare da
qualche lama, ma sicuramente avrebbe voluto morire attaccando e non subendo da
indifesa preda.
Giunto al locale, li vide. Erano seduti, apparentemente
tranquilli, nonostante fossero alticci.
Si avvicinò e prese posto.
“Ehi Jack, tutto bene?” fece Charles.
“Ciao ragazzi. Tutto bene.” Rispose Jack. Mentre gli altri
ripresero a sputare parole, Jack con un fischio attirò l’attenzione del
cameriere, al quale ordinò un doppio whisky liscio.
“Allora Jack, sei pronto?” disse Bob
“Abbiamo pensato di agire venerdì pomeriggio. Appena
l’impiegata andrà a fare il versamento in banca, la blocchiamo e ci facciamo
dare il denaro?” illustrò brevemente il
piano Charles.
Tom era più propenso a un attacco frontale, ad un’invasione
della base nemica: “Io andrei direttamente nell’ufficio e preleverei il
contante a modo mio.”
Jack sogghignò appena.
“Charles sostiene che sia troppo rischioso così.” Riprese il
discorso Tom.
“Gli impiegati non sono tutti presenti al bancone vicino
l’ingresso. Ce ne sono alcuni presenti in altre stanze dietro.” Spiegò Charles
“Questi se sentono il trambusto, capirebbero e chiamerebbero gli sbirri.”
“Non ce la faremmo a prendere quel che dobbiamo prendere e a
darcela a gambe.” Disse Bob.
I tre, brilli, non si preoccupavano di fare certi discorsi
usando un basso tono di voce. C’era il solito baccano al pub e i loro discorsi
si mescolavano al resto del fracasso. E a parte questo, il posto in questione
era abbastanza malfamato, non c’era da preoccuparsi. Certo qualche piedipiatti
in incognito poteva sempre capitare. E
poteva sempre capitare che qualche piedipiatti in incognito fosse fatto fuori,
se scoperto.
Erano le tre del mattino, quando i quattro uscirono dal
Royal pub. Erano ubriachi. Anche Jack aveva bevuto qualche bicchiere di troppo.
Erano felici tra i fumi dell’alcool, mentre avvolti da una
sottile foschia, pensavano al colpo che avrebbero dovuto fare un paio di giorni
dopo.
Ad un certo punto il silenzio della notte, fu bruscamente
spezzato da un rombo. Una potente motocicletta, cavalcata da due tizi dai visi
coperti dai caschi, affiancò i quattro che barcollando, cercavano di fare
ritorno alle loro tane.
I due sicari avevano un obiettivo preciso. “BANG! BANG! BANG!“ Tre colpi di pistola
freddarono Jack, che cadde in una pozza si sangue. Gli altri, pur non essendo i
bersagli dei killer, uscirono, comunque sia, illesi da quei fuochi d’artificio.
Tom, Charles, Bob se la diedero a gambe levate. I tre, può
darsi, avrebbero fatto lo stesso fuori Jack per spartirsi meglio la torta. Due
angeli della morte gli hanno fatto un favore.
Jack giaceva lì, sul marciapiede, agonizzante. Respirava a
fatica. Sapeva che stava salutando quel mondo boia e forse era anche un po’
sollevato di lasciare la sua schifosissima vita. Per il resto, non pensava a
niente. Fissava il vuoto buio della notte. Poco dopo sarebbe morto.
Qualcuno voleva la sua morte e la ottenne. Qualcuno che fu
pestato da lui, qualcuno a cui doveva dei soldi, qualcuno con cui sgarrò,
qualcuno.
Il mattino dopo,
sotto un roseo cielo albeggiante, un netturbino avrebbe trovato la carcassa
violacea di Jack.
Francesco Favia
12 marzo 2008 ore
19:15
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