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venerdì 13 marzo 2009

Un posto da sindaco per scacciare i problemi

Il punto di vista di Francesco Favia su Bari, la campagna elettorale e gli aspiranti primi cittadini



Elezioni comunali in una crisi mondiale

Bari, siamo nel vivo della campagna elettorale. Siamo anche in piena crisi economica. Una crisi che è in atto da anni, ma se ne parla sistematicamente adesso, perché siamo all’apice. E non è finita qui. L’ottimismo berlusconiano non può nascondere l’evidenza di questa catastrofe che perdurerà nel tempo. E davano del blasfemo al sottoscritto, quando in dei vecchi post, sostenevo che i nostri tempi si potevano paragonare alla depressione statunitense o addirittura al dopoguerra.
L’Italia è fatta per la gran parte da lavoratori dipendenti e da piccole e medie imprese. Ebbene, oggi, siamo tutti nella merda indistintamente. In questo circolo vizioso, le aziende soffrono e di conseguenza sono costrette ad imporre molti licenziamenti. Se prima non si arrivava alla terza settimana, adesso siamo proprio alla canna del gas.
Le piccole medie imprese sentono odore di fallimento, ma arrancando, cercano di andare avanti, magari sfruttando anche il povero essere umano, che deve pur lavorare per vivere.
Si preferiscono i lavoratori stranieri, magari neanche regolari. In barba ai controlli, il datore di lavoro preferisce rischiare guai con la legge, pur di risparmiare sulle remunerazioni ai propri dipendenti. Gli italiani se vogliono lavorare, per lo meno al sud, devono adattarsi alle condizioni dei lavoratori stranieri: sgobbare dieci, dodici ore al giorno per poche centinaia di euro, esser trattati senza alcun rispetto della dignità umana e ovviamente consapevoli che il contratto regolare rimane un’utopia.
Il mondo va a rotoli, l’Italia sfodera l’arte di arrangiarsi e a Bari è campagna elettorale.
Tantissimi i candidati, oltre ai soliti volti noti. Molti sono storici commercianti della bella città adriatica. C’è chi, tra questi, che è da addirittura 15 anni che ci prova. Un vero irriducibile.
La prima poltrona ha il suo fascino. Il potere può concedere agevolazioni personali e agli “amici” e agli “amici di amici”. Berlusconi e tutta la classe politica, destra e sinistra, ci insegnano bene questo gioco. Al di là del potere, magari anche effimero, che può detenere un primo cittadino, la motivazione di tutti questi candidati potrebbe essere una sorta di via d’uscita da questa crisi.


A.A.A. offresi posto di sindaco a disoccupati

In questa crisi che sta divorando l’occupazione, il ruolo di primo cittadino potrebbe effettivamente essere uno sbocco lavorativo.
In un’economia postmoderna sfaldata, ovviamente anche il commercio ne risente, soprattutto il settore dell’abbigliamento. La gente oltre a pagare la casa e le bollette, se deve acquistare, lo fa per nutrirsi. E nonostante questo, anche le aziende alimentari, tra cui i famigerati ipermercati, non vanno certo a gonfie vele di questi tempi.
Si dice, poi, che il barese, ma forse l’italiano in genere, seppur non riesce ad arrivare a fine mese, non rinuncia alla propria immagine. Parrucchieri e centri estetici non sembrano soffrire di questa crisi, forse. L’abbigliamento, in nome dell’immagine, nonostante la crisi, vende. Ma chi vende? Le multinazionali. Per effetto della globalizzazione, pian piano stanno sparendo le boutique e i commercianti di calzature e abbigliamento in generale. Molti abbassano serranda, altri stentano ad andare avanti. Il commercio a Bari è sempre andato alla grande, ma adesso ci mangiano solo le grandi aziende e per via della crisi ai piccoli non restano nemmeno le briciole del mercato.
Il mercato è crudele. In questa fetta di economia, poi, non conta quanto sei bravo, ma conta il brand. L’acquirente non guarda la qualità, ma il marchio e il prezzo. Ecco che grosse catene, delle sorte di McDonald dell’abbigliamento, con il loro low cost, si impongono prepotentemente sul mercato. Al di là dei prodotti a basso costo, c’è anche chi chiede un finanziamento per una borsa di Luis Vitton. Nel punto vendita di Bari il movimento di gente non manca mai.
Il mercato non guarda in faccia a nessuno e chi a Bari si era arricchito col commercio, adesso soffre e pensa che avendo vissuto la città, magari amata, poiché gli ha dato tanto, facendogli fare tanti quattrini, possa avere delle possibilità di diventare sindaco.
Il cittadino vuole però un sindaco che oltre ad amare la città, stia vicino alla popolazione e che comprenda i suoi problemi. Per trovare dei rimedi ad ognuno di noi ci vorrebbero dei superpoteri, ma il cercare di trovare, anche affrontando diverse difficoltà, delle soluzioni è apprezzabile. Il cittadino comunque non può che non gradire gli sforzi.
Gli unici due ad aver delle serie possibilità sono l’ex sindaco Simeone Di Cagno Abbrescia e l’attuale primo cittadino Miche Emiliano.


San Michele Emiliano da Bari
Non vorrei portargli sfiga, ma credo che Michele Emiliano per tutto quello che fatto insieme ai suoi assessori, dovrebbe essere riconfermato.
Ha fatto tutte quelle cose che si sarebbero dovute fare nei scorsi decenni. Ha migliorato la viabilità, ha reso più fruibili le vie di accesso in centro, creando una linea di bus navetta che ha riscontrato un successo strepitoso; ha anche portato a Bari, finalmente, la metropolitana. Bari non è enorme, ma considerando tutto l’hinterland un po’ grandina lo diventa.
Ha abbattuto l’ecomostro, Punta Perotti, a furor di popolo, ridonando l’orizzonte alla cittadinanza barese. Ha finalmente smantellato la fabbrica della morte, la Fibronit, bonificando tutta l’area, nella quale sorgerà un altro parco, dopo quello di Parco Perotti, sorto dopo aver portato via le macerie delle saracinesche di Punta Perotti.
Ha creato la zona a traffico limitato in centro; in pratica questa zona, mancava solo alla città di Bari.
Ha ricostruito, nonostante le mille insidie burocratiche, il teatro Petruzzelli. Il fatto che la burocrazia non voglia farlo riaprire, è un altro discorso.
Si è mostrato un uomo d’onore, una persona che non viene meno alla propria parola. Rarissimo per un uomo politico. Lungi da lui il definirsi una persona di partito, si è sempre definito un magistrato che ha lasciato il proprio lavoro per il bene della città. Effettivamente era un lavoratore, che aveva il suo stipendio, più alto di quello di un primo cittadino ed è voluto andare al Comune per migliore la città, ciò che effettivamente ha fatto.
La gente riconosce i suoi meriti e anche per questo, probabilmente, preferirà ridare le redini della città ad un ex magistrato che ha mantenuto i suoi impegni e che vuol continuare a rendere europea Bari, piuttosto che ad un imprenditore che vuol gestire la città come un’azienda, in stile Berlusconi, per curare esclusivamente i propri interessi.
Campagna elettorale o no, Michele Emiliano si è sempre dimostrato interessato alla vita dei cittadini e alle difficoltà che incontrano per andare avanti.
Nel programma televisivo, in onda su Telebari, “Dillo a Emiliano”, curato e condotto da Miki De Ruvo, nel quale il sindaco parla con i cittadini che telefonano in trasmissione, assisto ad un Michele Emiliano sincero, intento ad ascoltare realmente il cittadino, cercando un dialogo e promettendo di impegnarsi personalmente nel risolvere il problema o al massimo dare dei consigli o di portare pazienza. Un ragazzo non trova lavoro? Si lamenta del suo precariato o del fatto che lavora saltuariamente? Non promette lavoro Emiliano. Domanda innanzitutto cosa sa fare, in che settore lavora. Chiara intenzione che proverà in qualche modo ad inserire, se c’è la possibilità, in qualche ditta del settore il cittadino in cerca di aiuto. Se il cittadino, come il sottoscritto, ha fatto tutto e niente, consiglia come può fare un buon padre, di specializzarsi in un settore, magari con qualche corso. Non risponde con arroganza o “paraculismo”. Ascolta e non è snob come può esserlo un uomo di potere. Ha fatto cose giuste e anche quando parla, fa discorsi sensati.
Questa è l’impressione che mi fa, non so poi se sono così tanto ingenuo da farmi incantare, ma non ci vedo nessuna demagogia nelle sue parole, ma tanti fatti.
Proprio come il fatto che spesso mi sono spaccato la schiena per niente, quando avrei dovuto dedicarmi a dei mestieri specifici. È un dato di fatto. È giusto il consiglio di Emiliano, anche se personalmente già da un po’ sono consapevole che devo cercare di imparare un mestiere. Però magari a quel cittadino che ha chiamato, gli ha dato una direzione da prendere che magari ignorava. Io, che ho sempre sbagliato tutto nella vita, ci stavo già provando a prenderla, ma a 25 anni è difficile trovare chi ti prende a fare il ragazzo di bottega. Potessi tornare indietro, non sarei andato a scuola, ma a imparare un mestiere.

Francesco Favia




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mercoledì 11 marzo 2009

E' un Paese l'Italia, che ci ha rotto i coglioni

Nel collasso economico, tangenti e magagne sembrano non soffrire della crisi.

La crisi è mondiale come l’effetto trash dei reality, ma in Italia magagne e furberie sono più accentuate. Le aziende chiudono o tagliano il personale, da Ponente al Levante. Negli Stati Uniti la disoccupazione ha superato l’8% e gli americani senza lavoro sono più di dodici milioni. Persino il Giappone, dall’altra parte del mondo, soffrendo di questa crisi globale, sta lasciando molta gente per strada.
L’Italia arranca, è lì lì per cadere nel baratro, ma mentre il premier Berlusconi inneggia ad un ottimismo fuori luogo, manco fosse Tonino Guerra, il Paese cerca di non arrendersi e di tirare avanti.
Dall’angosciante puntata di “Presa Diretta”, andata in onda il 15 febbraio scorso, ma che ho scoperto qualche giorno fa’ su Youtube (vi invito a vederla), si può scorgere un’Italia distrutta.
La puntata intitolata “Senza lavoro” ci conduce in un viaggio da nord a sud, nei vari settori industriali italiani, che sentendo fortemente questa crisi, stanno lasciando intere famiglia nella merda più totale.
Dalla Murgia pugliese, centro del mondo del salottificio, all’indotto metalmeccanico che in questo circolo vizioso, risente della crisi del settore automobilistico, passando dalla ricca Emilia, fino a quel che era considerato l’Eden d’Italia, ovvero il nordest, dove fabbriche storiche, stanno chiudendo i battenti o a malapena si reggono in piedi.
Ciò che lascia perplessi è come gli imprenditori del nord, lavoratori da sempre, artigiani da generazioni, lavorano ogni giorno affianco ai pochi operai rimasti, mentre al sud si va avanti con la magagna all’italiana: gli operai vengono messi in cassa integrazione, ma vengono richiamati a lavorare in nero e ovviamente, tra mutui, affitti e spese varie, il lavoratore non può che accettare per arrotondare la cassa integrazione.
La fabbrica, una vera e propria salvezza, per effetto di questa tremenda crisi ha rigettato tanta gente del sud nel limbo dell’incertezza e ad accettare paghe da terzo mondo, andando a lavorare tutto il giorno in campagna, in supermercati, o a cucire nove, dieci ore di fila in fatiscenti scantinati.
Una realtà che conosco, ahimè, molto bene: vuoi lavorare? Ti offro questo, se non ti va bene, quella è la porta.
Gli ispettori del lavoro? Corrotti. Nel reportage che vi ho citato prima, portato avanti da Domenico Iannacone, mostra tramite le telecamere nascoste dalla Guardia di Finanza, gente che dovrebbe curare gli interessi dei lavoratori, prendere sostanziose mazzette. Guardare per credere.
Vivi al sud, lavori in nero da anni, vivi soprusi? Fai una causa di lavoro, passeranno solo una decina d’anni e non avrai concluso un cazzo! Ebbene si, il tribunale di Bari è sommerso da centinaia di migliaia di cause di lavoro, una mole enorme e chi ha sfruttato è tutelato dalla lenta burocrazia italiana.
Mi ha colpito poi molto uno sfogo di un neolaureato. Ho trovato questa sua denuncia sul web. Questo è il link
http://www.livesicilia.it/2009/03/09/io-laureato-invisibile/
Descrive come in Italia sia ben differente la teoria e la pratica. Proprio come quella barzelletta nella quale si parla di quelle due signore, madre e figlia, che rispondendo ad un sondaggio, sarebbero disposte per cinquecento milioni, facciamo cinquecentomila euro, aggiorniamola al presente, insomma per cinquecentomila euro, sarebbero disposte ad andare a letto con un vecchio, brutto, puzzolente, sdentato e zoppo. Morale: in teoria la famiglia si arricchirebbe incassando un milione di euro, in pratica, in famiglia, ci sono due mignotte.
E quel neolaureato, in teoria è abilitato, anche per via di un decreto legge, a lavorare in uno studio dentistico, in qualità di igienista dentale. In pratica gli odontoiatri non sanno che farsene, perché preferiscono, nonostante la legge lo vieti, a far fare l’igiene dentale dall’assistente/segretaria, o al massimo lo fanno loro stessi per non sobbarcarsi la spesa della retribuzione di un dipendente.
Questo è l’esempio pratico di uno dei tanti corsi di laurea inutili che sono sorti negli ultimi anni.
In questo caso, tra l’altro, uno studente, inesperto della vita, viene tratto d’inganno dal settore professionale di tale laurea. Essendo una laurea specifica, in un ramo paramedico come possono essere le lauree in Radiologia o Scienze Infermieristiche, le quali effettivamente offrono reali sbocchi lavorativi, uno studente che ha scelto questo percorso di studi, è convinto di aver fatto un’ottima, giudiziosa e ben ponderata scelta. Effettivamente è ignaro del fatto che un dentista nel suo studio ha bisogno giusto di una segretaria che le gestisca gli appuntamenti, la quale già che c’è, per guadagnarsi quei due soldi che le vengono offerti, deve assisterlo durante il suo lavoro.
Questa è l’Italia. Patria del “paraculismo”. Da chi fa le leggi, a chi dovrebbe rispettarle o farle rispettare, sono tutti una massa di paraculi.
Corruzione, nepotismo, furberie. Ha ragione Masini: è un Paese l’Italia, che ci ha rotto i coglioni.

Francesco Favia



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domenica 8 marzo 2009

Metal Carter, pagliaccio di ghiaccio

Ci è o ci fa?
Un quel che dovrebbe essere un grido straziante e l’immagine del cadavere di un clown, introducono uno dei video cult per eccellenza di Youtube. Il famigerato “Pagliaccio di ghiaccio” è il prodotto che ha portato Metal Carter alla ribalta nazionale.
Un video, nel quale non si capisce bene se ci è o ci fa, incornicia una canzone dal testo nonsense, nelle quali risaltano la nonna stuprata con un poster di Vasco, il teschio sul collo di Max Pezzali ed il “manubrio” di una FIAT Panda.
Ambientato in un parco, Metal Carter si aggira decantando i suoi versi, accompagnato dalla sua crew di pagliacci, nel senso che i componenti hanno i volti decorati da un trucco da clown. Data la natura coreografica, strampalate movenze e girotondi vari, le intenzioni dell’artista romano sembrerebbero essere proprio quelle di un videoclip ironico e grottesco. Un’ironia di fondo che lascia spazio anche alla descrizione del personaggio Metal Carter: un personaggio scomodo, portavoce di tutta quella gente che è fuori dal sistema e che soffre. Per lo meno, così si presenta egli in questa canzone. Una canzone che seppur non bada alla metrica, seppur sconclusionata ha saputo lasciare il segno. E se fossero proprio le lacune emerse nelle sue canzoni il punto di forza di Metal Carter?
Ciò vorrebbe dire che per un’incisiva comunicazione, il personaggio creato, va ben oltre le padronanze tecniche. Al tempo e alla gente l’ardua sentenza.
Francesco Favia

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venerdì 6 marzo 2009

Thpi, Milano la piu' cara, Trapani e Alghero le piu' convenienti d'Italia

Le quotazioni degli hotel europei si riassestano con un indice di 111 euro per doppia a notte. In Italia, Sicilia e Sardegna le destinazioni meno care. Abano Terme, la piu’ cara. In Europa: Ginevra, Oslo e Milano le piu’ costose; Praga, Budapest e Granada le piu’ convenienti

Milano, 5 Marzo 2009 – La stagione dei saldi volge al termine, le quotazioni del mercato alberghiero europeo danno cenni di ripresa. Dopo lo scivolone dell’ultimo semestre che ha fatto registrare quasi il -20% del thpi* - l’indice dei prezzi dell’offerta alberghiera che viene calcolato ogni mese dal metacomparatore e travel network europeo
http://www.trivago.it -, i prezzi degli hotel questo mese si assestano con una media di 111 euro a doppia per notte.

Il mercato alberghiero aveva infatti toccato progressivamente di mese in mese il suo minimo storico nello scorso mese di Febbraio, con alcune destinazioni britanniche (Londra, Manchester, Glasgow…) che avevano subito forti ribassi. Per questo mese, leggere variazioni in rialzo, ma restano sempre mete molto convenienti. L’Irlanda, con Dublino a 109 euro a notte/doppia resta ancora, per questo Marzo, la destinazione piu’ conveniente, considerato che l’offerta alberghiera per questa citta’ ha sempre viaggiato su una media di 140 euro.

Ginevra (207 euro a notte/doppia) in questo momento é la citta’ piu’ cara d’Europa; seguita da Oslo (160 euro/notte), Stoccolma (152 euro) e Milano (152 euro). Le piu’ convenienti restano: Cracovia (69 euro), Budapest (71 euro), Granada (75 euro) e Praga (77 euro).

In Italia, sono le isole le piu’ convenienti al momento, con Trapani a 76 euro/notte e Alghero 83 euro/notte e le destinazioni sul mare in generale, come ad esempio Rimini (80 euro). La destinazione turistica meno cara della Penisola é San Giovanni Rotondo (67 euro), prima destinazione religiosa italiana.

La destinazione italiana piu’ cara dopo Milano (152 euro), é la citta’ termale di Abano Terme (131 euro); seguono Trieste (128 euro), Venezia e Genova, quest’ultime con un’offerta alberghiera di 122 euro a notte.

Giulia Eremita



Trovate qui il tHPI di Marzo 2009 per Italia:

http://imgpe.trivago.com/contentimages/press/texts/thpi_0309Italia_it.pdf

per l’Europa:

http://imgpe.trivago.com/contentimages/press/texts/thpi_0309_it.pdf

Mesi precedent Europa:

http://imgpe.trivago.com/contentimages/press/texts/thpi_2008_it.pdf



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Reportage sulla crisi del lavoro

Da New York a Bari. Da Massimo Gaggi a Francesco Favia.

New York, capitale del mondo, non poteva che essere lo specchio della società, la quale, come ben si sa, sta vivendo una forte crisi economica. Le “job fair”, fiere delle opportunità lavorative, o come scrive Massimo Gaggi su Corriere.it, fiere del bisogno, sono prese da assalto da migliaia di aspiranti lavoratori.
In una di queste, organizzata da Monster.com a New York, si sono contati almeno cinquemila candidati per un posto di lavoro. Tutti in fila presso gli stand della varie aziende. E non crediate che questa gente in cerca di lavoro sia tutta giovane, magari neolaureata, e di belle speranze.
Speranze ci sono, belle non si sa, ma non manca la sicurezza di riuscire a rialzarsi. Infatti, molta di questa gente è nel bel mezzo della vita. Per questa forte crisi, molte aziende si sono viste costrette a tagliare il personale, lasciando senza lavoro tanti lavoratori. Tra questi non si fa fatica a trovare anche dei cinquantenni, se non addirittura dei sessantenni che dichiarano di non riuscire restare a casa a godersi la pensione.
Tra le varie testimonianze riportate nel reportage di Gaggi,
http://www.corriere.it/economia/09_marzo_06/gaggi_manager_banchieri, troviamo manager soddisfatti di quel che hanno realizzato finora, ma con l’umiltà di ricominciare da lavori meno appaganti pur di non essere estromessi dalla società. O chi un lavoro ce l’ha, ma cerca qualcosa di più gratificante, come quel vigilante che si propone come commesso, pur non sapendosi vedere dietro un bancone.
Bravissimo Massimo Gaggi nel far notare l’amaro contrasto tra la circostanza e il luogo che la ospita. Migliaia di gente che cerca di avere o di riavere un’opportunità di lavoro per sopravvivere per lo meno in una giungla metropolitana come New York e questa ricerca avviene nel lusso di un hotel a cinque stelle.
I candidati, comunque, aggrappati ad un sano ottimismo, si rendono flessibili, accettando le opportunità più disparate, adeguandosi a questa strana realtà contemporanea.

Bari - L’articolo di Massimo Gaggi su Corriere.it è un triste spaccato della difficile situazione che il mondo sta vivendo. Sembra che tutto il globo, persino la leggendaria New York si sia trasformata in una città del sud Italia. E parlo da meridionale, tranquilli, non sentitevi offesi. Gente che perde il lavoro a trenta, quarant’anni nel merdione o per lo meno a Bari, la mia città, non è difficile da trovare. Spesso, molta di questa gente, ha svolto per molti anni mansioni da operaio generico o magari proprio come vigilante come quel ragazzo newyorkese o persino ruoli di commesso e seppur avendo maturato una certa esperienza, non riesce ad essere competitiva nel mercato del lavoro, poiché le aziende prediligono i ventenni. Potete leggere a tal proposito
Ventenni rubano posti di lavoro. E fra qualche anno anche loro saranno depredati.
Ho girato e giro ancora tra ufficio collocamento e agenzie del lavoro e non lo faccio per svolgere un’inchiesta giornalistica, ma semplicemente perché anche il sottoscritto fa parte della lunga lista di disoccupati che vedono trascorrere i propri giorni, vedendo la strada, i cartoni e la mensa dei poveri sempre più vicini.
La situazione descritta comprende molta gente e non è molto dissimile dalla mia. Anch’io ho fatto tutto e niente. Tanti lavori generici, tanto sudore per niente. Ho sgobbato in supermercati, ho scaricato camion e ho fatto anche la security.
Se avessi avuto anni fa’ la maturità che sento di avere adesso, non avrei tentato di prendere una laurea, non avrei mai provato a sognare di fare il giornalista, non avrei provato a fare qualsiasi lavoro "basta che paghino". Va be’, il fatto che paghino è un altro discorso. Il 90% delle volte è stata una guerra per avere ciò che mi spettava e mi è capitato anche di non essere pagato, rimettendoci per di più, oltre a sudore e tanto stress, tanti soldi di benzina per raggiungere il posto di lavoro.
Per quanto il riguarda il discorso della laurea, non dico che non serva, ma è meglio affrontare certi sacrifici, per le cosiddette “lauree spendibili”, ovvero per quei corsi di laurea che permettono anche a chi si è laureato con dei punteggi non proprio eccelsi, di entrare in un ambito professionale e migliorarsi col tempo e la pratica. Un esempio possono essere la laurea in Scienze Infermieristiche o in Radiologia, in pratica titoli di studio per quelle professioni per le quali c’è poca domanda e molta offerta di lavoro. Ovviamente bisogna sudare sui libri per ottenere quelle lauree, non c’è dubbio, ma se proprio si è portati per lo studio, tra Giurisprudenza, Economia, sarebbero preferibili una facoltà di Ingegneria o Medicina. A mio modesto parere, il resto delle lauree, che offrono un buon bagaglio culturale, ma niente di più per essere vendibili nel lavoro, penso che siano inutili. Come dice Mourinho, è una mia personale opinione, ma è anche quella di un ex studente di Lettere che si era accorto di buttare gli anni migliori della sua vita sui libri. Attendo critiche, perché molta gente si diverte ad attaccare i miei post.
Adesso, armato di tanta umiltà, mi sono gettato “ai piedi di Cristo”, andando a domandare a vari artigiani del settore degli impianti, se potesse servirgli un aiutante, un apprendista. Mi sono proposto anche di lavorare gratis, pur di acquisire delle competenze. Niente. Dicono tutti che non è periodo o ti guardano quasi con pena per poi risponderti di no.
A venticinque anni non si è vecchi, ma non si è nemmeno più dei ragazzini, e se non si possiede delle precise capacità, si è fuori dal mercato del lavoro.

Francesco Favia



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Direttamente da Japigia, Geryl Mc, talento puro

Astro nascente dell’hip hop nostrano, acclamato sul web, ne sentiremo certamente parlare.

Gerardo Spagone, in arte Geryl Mc, a soli diciotto anni, strabocca di pensieri ed idee e le trasmette al resto del mondo a suon di mirabolanti rime. Voce radiofonica, talento da vendere, il prode Gerardo da Japigia, riceve consensi a destra e a manca dai navigatori del web.
Oltre ai strepitosi testi che ben farciscono ironici ed orecchiabili beat, il successo “internettiano” di Geryl è dovuto al videoclip girato tra le strade di uno dei quartieri periferici del capoluogo pugliese. Nel grigio cemento di Japigia, quartiere in questione, s’impone la pestifera faccia del rapper barese che ci guida alla scoperta di quel mondo suburbano, solitamente dimenticato dal resto della città. Merito va anche a chi ha realizzato e montato il video, ossia Giulio Spagone, fratello maggiore di Geryl. Professione grafico, Giulio è riuscito con mezzi limitati, a metter su un simpatico video, capace non solo di attirare l’attenzione di centinaia e centinaia di internauti, ma anche di metter bene in evidenza il messaggio della canzone.“Il gioco del silenzio” è il disco di Geryl Mc. Sei tracce autoprodotte, compongono questo cd che diverrà presto un pezzo da collezione. Per poterlo acquistare si deve contattare direttamente i fratelli Spagone. I link dei loro My Space sono i seguenti: http://www.myspace.com/gerylmc e http://it.youtube.com/giuspa84
Il disco parte sgommando con la coinvolgente musica di Space Jam, sulla quale Geryl ricama la presentazione di sé stesso, prosegue poi con l’acclamatissima “Non si scappa”. Segue poi la canzone che dà il titolo all’album, vale a dire “Il gioco del silenzio”, dalla musica torbida, spezzata sapientemente dalla squillante voce della vocalist Roby. La quarta traccia è probabilmente quella di maggior rilievo. “Testa o Croce”, presente sul suo My Space; in questo pezzo Geryl sfoggia tutto il suo talento di paroliere, o per meglio dire, giocoliere: gioca con le parole, conia rime spericolate, dando un gran spettacolo da ascoltare a palla con uno impianto stereo da minimo 100 watt.
La metropolitana “Crepe nell’asfalto” mostra un Geryl maturo, segnato da vicissitudini personali: “esperienze che hai dentro lasciano il segno, ricordi profondi come crepe nell’asfalto” fa il ritornello. E forse le delusioni che si hanno a diciotto anni sono le più dolorose proprio perché sono le prime. Tradimenti da parte di amici e non solo. Quando si cresce si impara a non dare più peso alle persone. Difficilmente si odia, ma allo stesso tempo è difficile amare intensamente. Frase degna di nota di questo splendido pezzo è “il tempo scorre come un nastro, ma non si riavvolge…” Splendida metafora, a mio parere.
Chiude questo superlativo mini-album un remix dell’inno dei ragazzi di periferia, probabilmente tratta da una prima demo.A questo punto non ci resta che conoscere meglio il padre di questo eccellente lavoro. Molto gentilmente Geryl si è confessato per NonSoloCronache.
Ciao Geryl. Come stai vivendo questo consenso che stai ricevendo dagli utenti web?
Il mio obiettivo è essenzialmente COMUNICARE con ogni mezzo, mettendo a nudo alcune situazioni di cui posso parlare e soprattutto la cosa che mi entusiasma di più è ricevere l'ASCOLTO della gente: essermi trovato all'improvviso nel web, mettendomi alla prova, verificando il giudizio degli altri , ha cominciato a farmi capire che alcuni modi per comunicare sono più riusciti di altri e attraverso quello che so fare, mi piacerebbe scoprirne sempre di nuovi.
Concordi con me che internet sia l’invenzione del secolo, unico mezzo per poter comunicare senza compromessi, una manna per la democrazia e l’espressione individuale?
Certamente..... internet è un'invenzione fantastica, rende disponibile l'uso della comunicazione a tutti... cosa che, naturalmente, bisogna SAPER USARE; io sono convinto del fatto che in questi ultimi tempi la comunicazione abbia fatto passi da gigante e sia sempre più alla portata di tutti. Secondo me, è l'arma per cambiare il mondo.
Precursori forse lo furono le radio libere. Oggi, malgrado tanti aspetti negativi di vita quotidiana, le generazioni odierne sono fortunate. Possono esprimere le proprie opinioni, i loro pensieri in totale libertà e condividere le loro idee con tantissima gente sparsa per il mondo.
E la fortuna è anche leggere le opinioni, i commenti, le recensioni di gente comune. A volte c’è chi per mancanza di buon senso e ignoranza, ti scrive un commento negativo, non propriamente critico. Come vengono accolte da te queste provocazioni?
Sto imparando a distinguere le critiche costruttive da quelle distruttive: quelle costruttive servono a crescere sostanzialmente, perché fanno capire cosa realmente "non va" in quello che fai e il modo di migliorarlo; quelle distruttive sono fatte da gente che non vuole il tuo BENE, ma vuole solo scoraggiarti, oppure semplicemente persone che hanno altre visioni della realtà e non comprendono il fondo di quello che si vuole trasmettere.Faccio un esempio per parte:una critica costruttiva che ho ricevuto è stata "il video mi piace,ma aggiusta le movenze che sembri una rana";una distruttiva che ho letto è stata "cosa volevi fare il Jovanotti dei poveri, sembri uno dei tanti che si è messo a rappare dopo 8 mile."
Gli dico di non ascoltarli e gli confesso che mi sarebbe piaciuto saper rappare. Mi dice sorridendo che mi darà qualche dritta un giorno…
Può anche esser vero che dopo la diffusione del fenomeno di Eminem molti ragazzi abbiano voluto rappare, ma non tutti ne sono capaci e non tutti hanno il tuo talento…
GRAZIE. Purtroppo è successo che in questo periodo il rap, che a mio avviso è un mezzo di comunicazione molto riuscito, sia finito in mano a molta gente, soprattutto a Bari con l’uscita di “8 mile” e l'apertura di Union Square in centro, che l'ha usato per divagare senza neanche pensare a cosa dire, ma questa gente lo deve fare perché è la moda; quindi chi esce in questo periodo con album o video, deve passare dal giudizio di molti che si vedono questa sfilza di "pseudo-eminem" e devono distinguere chi ha iniziato per moda da chi lo ha fatto perché aveva veramente qualcosa da dire.
“Non si scappa” pubblicato su Youtube è il videoclip di una tua canzone dedicata alle periferie, prendendo come punto di riferimento il quartiere nel quale vivi. Com’è abitare in periferia? Qual è il tuo rapporto con il quartiere?
Sono convinto che la periferia è diversa da qualunque altro luogo di una città. E’ affascinante e al contempo grezza. E’ inevitabilmente la parte più trascurata della città, è quella dove c'e' un giro di cui ti accorgi solo quando viene scoperto. Tutta la canzone "Non si scappa" comunica che la periferia è il luogo da cui devi andartene forzatamente per fare carriera o successo… ed io nel ritornello sottolineo che c'e' gente che prende la decisione di andarsene o di restare, ma chi ci è nato non "scappa" dal luogo che l'ha formato nel BENE e nel male.
Altro pezzo da poter apprezzare sul web e precisamente sul tuo My Space è “Testa o croce”.
Riporto testualmente: “Deciditi alla svelta, il mondo non ti aspetta prima che tu rifletta, perennemente in bilico, a volte il mondo è cinico…” Classe ’89. Sei giovanissimo, una vita davanti. Hai paura del futuro? Cosa ti aspetti?
Allora....... Il pezzo "Testa o croce" tenta di mettere in rima un po’ di ambiguità della quale ci circondano e da cui noi giovani dobbiamo tenerci distanti. Più precisamente parla del destino, con l'allegoria del "testa o croce" poiché, indecisi sul nostro destino, ci affidiamo a mezzi come la moneta per venirne fuori, per far scegliere a qualcun altro al posto nostro. Tornando alla tua domanda, ho la paura di avere rimpianti dal futuro, per non aver provato esperienze che mi lasciassero qualcosa.
Spero che tu abbia tante soddisfazioni. Sono certo che ne avrai più della tua squadra del cuore alla quale hai dedicato delle rime. Hai cercato di coprire con una base spassosa, l’amarezza che un tifoso biancorosso non può che avere oggigiorno. Le parole della canzone, oltre ad essere un’iniziativa legata al progetto creato dal sito www.compriamola.it, vogliono essere un’autoironia, una provocazione o una seria, per quanto chimerica, proposta di metter su una cooperativa calcistica di stampo professionisitico?
Il pezzo "compriamola" è stata una mia iniziativa, in seguito accettata dal sito. Non mi aspettavo che la mettessero nella pagina iniziale. La cosa è nata dal rimorso che sento come tifoso innanzitutto, e dalla voglia di musicare tutto quello che ho attorno. Mi sono fatto una base musicata per prenderla ironicamente e faccio i salti di gioia pensando al fatto che sia stata ascoltata da centinaia di persone e qualcuno l'abbia sul cellulare e poi mi è piaciuto approcciare col mondo degli sconfortati ultras baresi.
Cosa ne pensi di chi ha sfondato nell’hip hop come Fabri Fibra? Credi che durerà o sarà solo un altro fenomeno che tenderà ad eclissarsi come se ne sono visti tanti negli anni ’90 come per esempio Piotta, Articolo 31, Sottotono.
Fabri Fibra, come Piotta, gli Articolo e i Sottotono fanno un genere diverso da quello che spingevano agli inizi. Ora è molto più commerciale perché va di moda e soprattutto perché a loro porta più soldi, l'hanno detto loro stessi!! Comunque Fabri Fibra è sempre stato un grande provocatore e forse ha trovato il modo per far arrivare il suo messaggio alla grande massa.
Curatore dell’ormai noto video girato nel quartiere periferico di Japigia, dove stradoni e grigi caseggiati fanno da sfondo e cornice, è tuo fratello. Si occupa anche della tua immagine e dei contatti. Devi avere un ottimo rapporto con lui. Spesso tra fratelli si bisticcia, ma forse la vostra comune passione per l’hip hop vi ha uniti ben oltre il legame di sangue, vero?
Già… Non abbiamo scoperto da molto tempo di avere questa passione in comune, e ne sono rimasto abbastanza sorpreso! Lo considero il mio "curatore d'immagine e manager" e che sia della mia famiglia aiuta , oltre al fatto che si sono rafforzarti i rapporti ed è aumentata la fiducia reciproca.
Geryl sei stato gentilissimo. Per concludere, vogliamo dire ai nostri lettori, almeno a chi risiede in Bari e provincia, dove possono venire a vedere le tue performance live?
Sul mio space www.myspace.com/gerylmc aggiorno le mie date di esibizione. Comunque dovrei esibirmi al Nordwind il 3 febbraio, se dovessi passare il turno eliminatorio! Speriamo.
Ti ringrazio Geryl. Ti faccio gli “in bocca al lupo” augurandomi di vedere presto un tuo disco sugli scaffali dei negozietti, dei megastore e degli ipermercati d’Italia e, perché no, anche oltre confine.
Qui si scrivono le rime, senza fine, sperando un giorno di passare il confine.

Francesco Favia


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mercoledì 4 marzo 2009

Colpaccio di Fabio e Mingo. Portano allo scoperto le malefatte di un venditore di auto.

Auto vendute e mai consegnate. Truffa ai danni di centinaia di cittadini per un affare di svariate migliaia di euro.

Striscia la Notizia si è occupata un po’ di tempo fa’ del caso di un rivenditore di auto, il quale aveva lo strano vizio di prendere i soldi e non consegnare la merce pagata.
Mingo e Fabio andarono a beccare il furbetto e riuscirono a fargli strappare la promessa di restituire i soldi ad un disabile che acquistò un’autovettura senza mai entrarne in possesso.
La promessa si è rilevata la classica cazzata da venditore di automobili e i due inviati di Striscia sono tornati da quel mentecatto a chiedere spiegazioni.
Lo hanno trovato nella bella Trani, a fare il figo con i suoi amici, usufruendo dei suoi soldini rubati. I due inviati delle Puglie non sono stati accolti benissimo e tra spintoni e parolacce, quei ladri hanno detto a Mingo di andare a lavorare! Da che pulpito!!!
Per quanto non mi siano simpatici Mingo e Fabio, devo dire che hanno fatto bene a sputtanare quei farabutti che se la spassano con i soldi sudati dei lavoratori!
Anche il sottoscritto non ha una piacevole esperienza con i venditori di auto. Non vorrei fare di tutta un'erba un fascio, ma mi viene spontaneo dire che i venditori sono una brutta razza.
Molti non ti fanno fare giri di prova. Ti dicono cazzate del tipo “ho un altro cliente che la voleva, l’ho bloccata per te”. Ti incantano con classici discorsi da piazzista, per poi rifilarti auto con sospensioni malridotte, contachilometri manomesso, difettucci vari che inizialmente sembrano invisibili e spesso queste auto le piazzano ad un costo ben sopra al reale valore di mercato.
Probabilmente in tempi di crisi, è meglio affidarsi ad un buon usato, che spendere diverse migliaia di euro per delle auto nuove che dopo tre, quattro anni, diventano già demodé. Certo è che bisogna stare molto, ma molto attenti ai rivenditori di auto usate.
Tornando al servizio di Striscia, non ci resta che complimentarci con Mingo e il buon Fabio, augurandoci che venga fatta giustizia e che le forze dell’ordine possano compiere le dovute azioni legali, per il rispetto delle centinaia di onesti cittadini che si sono assurdamente permessi di compiere un normale acquisto, inconsapevoli di trovarsi di fronte al Totò della Fontana di Trevi.

Francesco Favia



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martedì 3 marzo 2009

Nella casa del Grande Fratello entrano due Miss. Laura e Cristina tremano.

Ingresso di nuovi concorrenti: Francesca Fioretti e Monica Riva, laureande e indossatrici. Entra anche Roberto Salvi, personal trainer dall’accento coatto, ignorato da tutti.



Ieri sera si è assistito all’ingresso nella casa del Grande Fratello di due nuove concorrenti, due splendide ragazze, e di un concorrente, l’ennesimo palestrato senza cervello di queste nove edizioni del padre di tutti i reality.
Vorrei soffermarmi sulle due Miss che hanno varcato la soglia dell’ingresso della casa. Degne del loro passato, sono davvero due splendide ragazze. Bellezze allo stato puro, senza volgarità. E se ne sono accorte anche le due pseudo-dive, Cristina e Laura. In particolar modo, sembra esserci rimasta male la tettona della casa. Il suo primo piano è stato eloquente.
Laura è tuttavia una bella ragazza, dotata di fascino nordico e grande sensualità. Cristina, a parte le bocce al silicone, non ha nulla che si possa definire esteticamente bello. Mascelle da trans, lentiggini da bambina pestifera e occhi da pesce lesso che lei insiste nel definirli parte integrante del suo sguardo da porca.
Monica e Francesca hanno spiazzato le due oche della casa. Al di là di una sana bellezza, dal loro curriculum dovrebbero risultare due ragazze molto colte e dalle larghe vedute.
Sicuramente daranno del filo da torcere a Laura e Cristina, ma anche a tutti gli altri concorrenti per quanto riguarda la conquista del montepremi finale.
Dopo tutta la gente insana che gli autori hanno infilato per catturare l’attenzione, sembra finalmente che si siano decisi a dar spazio a gente normale, con un buon bagaglio culturale e che siano allietanti alla vista, senza scadere nel volgare. Staremo a vedere gli esiti di queste due ultime scelte.

Francesco Favia


www.nonsolocronache.com


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