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venerdì 13 marzo 2009

Un posto da sindaco per scacciare i problemi

Il punto di vista di Francesco Favia su Bari, la campagna elettorale e gli aspiranti primi cittadini



Elezioni comunali in una crisi mondiale

Bari, siamo nel vivo della campagna elettorale. Siamo anche in piena crisi economica. Una crisi che è in atto da anni, ma se ne parla sistematicamente adesso, perché siamo all’apice. E non è finita qui. L’ottimismo berlusconiano non può nascondere l’evidenza di questa catastrofe che perdurerà nel tempo. E davano del blasfemo al sottoscritto, quando in dei vecchi post, sostenevo che i nostri tempi si potevano paragonare alla depressione statunitense o addirittura al dopoguerra.
L’Italia è fatta per la gran parte da lavoratori dipendenti e da piccole e medie imprese. Ebbene, oggi, siamo tutti nella merda indistintamente. In questo circolo vizioso, le aziende soffrono e di conseguenza sono costrette ad imporre molti licenziamenti. Se prima non si arrivava alla terza settimana, adesso siamo proprio alla canna del gas.
Le piccole medie imprese sentono odore di fallimento, ma arrancando, cercano di andare avanti, magari sfruttando anche il povero essere umano, che deve pur lavorare per vivere.
Si preferiscono i lavoratori stranieri, magari neanche regolari. In barba ai controlli, il datore di lavoro preferisce rischiare guai con la legge, pur di risparmiare sulle remunerazioni ai propri dipendenti. Gli italiani se vogliono lavorare, per lo meno al sud, devono adattarsi alle condizioni dei lavoratori stranieri: sgobbare dieci, dodici ore al giorno per poche centinaia di euro, esser trattati senza alcun rispetto della dignità umana e ovviamente consapevoli che il contratto regolare rimane un’utopia.
Il mondo va a rotoli, l’Italia sfodera l’arte di arrangiarsi e a Bari è campagna elettorale.
Tantissimi i candidati, oltre ai soliti volti noti. Molti sono storici commercianti della bella città adriatica. C’è chi, tra questi, che è da addirittura 15 anni che ci prova. Un vero irriducibile.
La prima poltrona ha il suo fascino. Il potere può concedere agevolazioni personali e agli “amici” e agli “amici di amici”. Berlusconi e tutta la classe politica, destra e sinistra, ci insegnano bene questo gioco. Al di là del potere, magari anche effimero, che può detenere un primo cittadino, la motivazione di tutti questi candidati potrebbe essere una sorta di via d’uscita da questa crisi.


A.A.A. offresi posto di sindaco a disoccupati

In questa crisi che sta divorando l’occupazione, il ruolo di primo cittadino potrebbe effettivamente essere uno sbocco lavorativo.
In un’economia postmoderna sfaldata, ovviamente anche il commercio ne risente, soprattutto il settore dell’abbigliamento. La gente oltre a pagare la casa e le bollette, se deve acquistare, lo fa per nutrirsi. E nonostante questo, anche le aziende alimentari, tra cui i famigerati ipermercati, non vanno certo a gonfie vele di questi tempi.
Si dice, poi, che il barese, ma forse l’italiano in genere, seppur non riesce ad arrivare a fine mese, non rinuncia alla propria immagine. Parrucchieri e centri estetici non sembrano soffrire di questa crisi, forse. L’abbigliamento, in nome dell’immagine, nonostante la crisi, vende. Ma chi vende? Le multinazionali. Per effetto della globalizzazione, pian piano stanno sparendo le boutique e i commercianti di calzature e abbigliamento in generale. Molti abbassano serranda, altri stentano ad andare avanti. Il commercio a Bari è sempre andato alla grande, ma adesso ci mangiano solo le grandi aziende e per via della crisi ai piccoli non restano nemmeno le briciole del mercato.
Il mercato è crudele. In questa fetta di economia, poi, non conta quanto sei bravo, ma conta il brand. L’acquirente non guarda la qualità, ma il marchio e il prezzo. Ecco che grosse catene, delle sorte di McDonald dell’abbigliamento, con il loro low cost, si impongono prepotentemente sul mercato. Al di là dei prodotti a basso costo, c’è anche chi chiede un finanziamento per una borsa di Luis Vitton. Nel punto vendita di Bari il movimento di gente non manca mai.
Il mercato non guarda in faccia a nessuno e chi a Bari si era arricchito col commercio, adesso soffre e pensa che avendo vissuto la città, magari amata, poiché gli ha dato tanto, facendogli fare tanti quattrini, possa avere delle possibilità di diventare sindaco.
Il cittadino vuole però un sindaco che oltre ad amare la città, stia vicino alla popolazione e che comprenda i suoi problemi. Per trovare dei rimedi ad ognuno di noi ci vorrebbero dei superpoteri, ma il cercare di trovare, anche affrontando diverse difficoltà, delle soluzioni è apprezzabile. Il cittadino comunque non può che non gradire gli sforzi.
Gli unici due ad aver delle serie possibilità sono l’ex sindaco Simeone Di Cagno Abbrescia e l’attuale primo cittadino Miche Emiliano.


San Michele Emiliano da Bari
Non vorrei portargli sfiga, ma credo che Michele Emiliano per tutto quello che fatto insieme ai suoi assessori, dovrebbe essere riconfermato.
Ha fatto tutte quelle cose che si sarebbero dovute fare nei scorsi decenni. Ha migliorato la viabilità, ha reso più fruibili le vie di accesso in centro, creando una linea di bus navetta che ha riscontrato un successo strepitoso; ha anche portato a Bari, finalmente, la metropolitana. Bari non è enorme, ma considerando tutto l’hinterland un po’ grandina lo diventa.
Ha abbattuto l’ecomostro, Punta Perotti, a furor di popolo, ridonando l’orizzonte alla cittadinanza barese. Ha finalmente smantellato la fabbrica della morte, la Fibronit, bonificando tutta l’area, nella quale sorgerà un altro parco, dopo quello di Parco Perotti, sorto dopo aver portato via le macerie delle saracinesche di Punta Perotti.
Ha creato la zona a traffico limitato in centro; in pratica questa zona, mancava solo alla città di Bari.
Ha ricostruito, nonostante le mille insidie burocratiche, il teatro Petruzzelli. Il fatto che la burocrazia non voglia farlo riaprire, è un altro discorso.
Si è mostrato un uomo d’onore, una persona che non viene meno alla propria parola. Rarissimo per un uomo politico. Lungi da lui il definirsi una persona di partito, si è sempre definito un magistrato che ha lasciato il proprio lavoro per il bene della città. Effettivamente era un lavoratore, che aveva il suo stipendio, più alto di quello di un primo cittadino ed è voluto andare al Comune per migliore la città, ciò che effettivamente ha fatto.
La gente riconosce i suoi meriti e anche per questo, probabilmente, preferirà ridare le redini della città ad un ex magistrato che ha mantenuto i suoi impegni e che vuol continuare a rendere europea Bari, piuttosto che ad un imprenditore che vuol gestire la città come un’azienda, in stile Berlusconi, per curare esclusivamente i propri interessi.
Campagna elettorale o no, Michele Emiliano si è sempre dimostrato interessato alla vita dei cittadini e alle difficoltà che incontrano per andare avanti.
Nel programma televisivo, in onda su Telebari, “Dillo a Emiliano”, curato e condotto da Miki De Ruvo, nel quale il sindaco parla con i cittadini che telefonano in trasmissione, assisto ad un Michele Emiliano sincero, intento ad ascoltare realmente il cittadino, cercando un dialogo e promettendo di impegnarsi personalmente nel risolvere il problema o al massimo dare dei consigli o di portare pazienza. Un ragazzo non trova lavoro? Si lamenta del suo precariato o del fatto che lavora saltuariamente? Non promette lavoro Emiliano. Domanda innanzitutto cosa sa fare, in che settore lavora. Chiara intenzione che proverà in qualche modo ad inserire, se c’è la possibilità, in qualche ditta del settore il cittadino in cerca di aiuto. Se il cittadino, come il sottoscritto, ha fatto tutto e niente, consiglia come può fare un buon padre, di specializzarsi in un settore, magari con qualche corso. Non risponde con arroganza o “paraculismo”. Ascolta e non è snob come può esserlo un uomo di potere. Ha fatto cose giuste e anche quando parla, fa discorsi sensati.
Questa è l’impressione che mi fa, non so poi se sono così tanto ingenuo da farmi incantare, ma non ci vedo nessuna demagogia nelle sue parole, ma tanti fatti.
Proprio come il fatto che spesso mi sono spaccato la schiena per niente, quando avrei dovuto dedicarmi a dei mestieri specifici. È un dato di fatto. È giusto il consiglio di Emiliano, anche se personalmente già da un po’ sono consapevole che devo cercare di imparare un mestiere. Però magari a quel cittadino che ha chiamato, gli ha dato una direzione da prendere che magari ignorava. Io, che ho sempre sbagliato tutto nella vita, ci stavo già provando a prenderla, ma a 25 anni è difficile trovare chi ti prende a fare il ragazzo di bottega. Potessi tornare indietro, non sarei andato a scuola, ma a imparare un mestiere.

Francesco Favia




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