
In una di queste, organizzata da Monster.com a New York, si sono contati almeno cinquemila candidati per un posto di lavoro. Tutti in fila presso gli stand della varie aziende. E non crediate che questa gente in cerca di lavoro sia tutta giovane, magari neolaureata, e di belle speranze.
Speranze ci sono, belle non si sa, ma non manca la sicurezza di riuscire a rialzarsi. Infatti, molta di questa gente è nel bel mezzo della vita. Per questa forte crisi, molte aziende si sono viste costrette a tagliare il personale, lasciando senza lavoro tanti lavoratori. Tra questi non si fa fatica a trovare anche dei cinquantenni, se non addirittura dei sessantenni che dichiarano di non riuscire restare a casa a godersi la pensione.
Tra le varie testimonianze riportate nel reportage di Gaggi, http://www.corriere.it/economia/09_marzo_06/gaggi_manager_banchieri, troviamo manager soddisfatti di quel che hanno

Bravissimo Massimo Gaggi nel far notare l’amaro contrasto tra la circostanza e il luogo che la ospita. Migliaia di gente che cerca di avere o di riavere un’opportunità di lavoro per sopravvivere per lo meno in una giungla metropolitana come New York e questa ricerca avviene nel lusso di un hotel a cinque stelle.
I candidati, comunque, aggrappati ad un sano ottimismo, si rendono flessibili, accettando le opportunità più disparate, adeguandosi a questa strana realtà contemporanea.

Ho girato e giro ancora tra ufficio collocamento e agenzie del lavoro e non lo faccio per svolgere un’inchiesta giornalistica, ma semplicemente perché anche il sottoscritto fa parte della lunga lista di disoccupati che vedono trascorrere i propri giorni, vedendo la strada, i cartoni e la mensa dei poveri sempre più vicini.
La situazione descritta comprende molta gente e non è molto dissimile dalla mia. Anch’io ho fatto tutto e niente. Tanti lavori generici, tanto sudore per niente. Ho sgobbato in supermercati, ho scaricato camion e ho fatto anche la security.
Se avessi avuto anni fa’ la maturità che sento di avere adesso, non avrei tentato di prendere una laurea, non avrei mai provato a sognare di fare il giornalista, non avrei provato a fare qualsiasi lavoro "basta che paghino". Va be’, il fatto che paghino è un altro discorso. Il 90% delle volte è stata una guerra per avere ciò che mi spettava e mi è capitato anche di non essere pagato, rimettendoci per di più, oltre a sudore e tanto stress, tanti soldi di benzina per raggiungere il posto di lavoro.


Adesso, armato di tanta umiltà, mi sono gettato “ai piedi di Cristo”, andando a domandare a vari artigiani del settore degli impianti, se potesse servirgli un aiutante, un apprendista. Mi sono proposto anche di lavorare gratis, pur di acquisire delle competenze. Niente. Dicono tutti che non è periodo o ti guardano quasi con pena per poi risponderti di no.
A venticinque anni non si è vecchi, ma non si è nemmeno più dei ragazzini, e se non si possiede delle precise capacità, si è fuori dal mercato del lavoro.
Francesco Favia
www.nonsolocronache.com
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