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sabato 14 gennaio 2012

Nuvole di Rock


Fatemi….fatemi sentire gli angeli 
Gli angeli che suonano 
E poi spiegatemi 
Cosa vuol dire vivere 
Se poi bisogna piangere bisogna piangere

 

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giovedì 12 gennaio 2012

Streets of Philadelphia




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Nessun rimpianto



ore spese a guardare gli ultimi
attimi in cui tu eri qui con me
dove ho sbagliato e perché
ma poi mi son risposto che non ho 
nessun rimpianto nessun rimorso
soltanto certe volte capita che appena
prima di dormire mi sembra di sentire
il tuo ricordo che mi bussa
e mi fa male un po' 
Come dicon tutti il tempo è
l'unica cura possibile
solo l'orgoglio ci mette un po'
un po' di più per ritirarsi su
però mi ha aiutato a chiedermi
s'era giusto essere trattato così 
da una persona che diceva di 
amarmi e proteggermi 
prima di abbandonarmi qui


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Tuteliamo la paternità






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Se sei un padre separato o ti sta a cuore l’argomento, ti potranno interessare anche




martedì 10 gennaio 2012

L'aria è amara


I Gemelli non mi sono mai piaciuti più di tanto, però in passato ho ascoltato più volte l'album Fuego e questa canzone era tra le mie preferite. Ed è incredibile come in questo momento  mi ci ritrovo! Ho perso il lavoro, la ragazza, ho la macchina da pagare e vado a sfogare le mie frustrazioni da un amico che lavora in un hotel... dove però c'è anche l'angolo bar. Giuro che è la verità e spero che la situazione migliori.
Sto malissimo, mi sento davvero crollare il mondo sotto i piedi. Mi sento solo, abbandonato. Gli amici più stretti sembrano essere spariti e tutto ciò che sembrava esser una certezza si è dimostrata l’ennesima nuvola effimera.
Sono un incapace, un buono a nulla. Nel cielo è scritto che dovrò essere un eterno fallimento.
Francesco Favia

GIOVEDÌ, 15 MAGGIO 2008


Whisky & Margarita


GRIDO:Hey barman dammi la cosa più forte da bere e poi con calma vieni

qui accanto a sedere perchè ho davvero bisogno di un po' di ascolto dai

tu mi conosci da molto ho toccato il fondo ormai

THEMA: Ti sento spento sai??
GRIDO: ricordi ti parlavo di quella donna che amavo che mi ha cambiato
lei per cui stavo bravo lei per cui respiravo versalo in fretto amico
oggi mi ha lasciato.
THEMA: ed è per questo che sei messo in questo stato uomo di conosco e
sono onesto questa volta sei conciato è successo mille volte ed è
tornata da te sarà già a casa che ti aspetta preoccupata per te.
GRIDO: tu non capisci lei vuole un altro e lo ha detto a me la mia tipa
mentiva dal giorno che ci siamo visti io ci credevo davvero che scemo
brindiamo a un uomo che deve di nuovo partire da zero...

RIT: BRUCIA SOTTO LE MIE DITA QUESTA NUOVA FERITA DAMMI WHISKY &
MARGARITA...CERCO UNA VIA D'USCITA MENTRE GUARDO LA MIA VITA IN FONDO A
UN WHISKY e un MARGARITA....

THEMA: non puoi buttarti giù così ma fidati di chi ne ha visti di
momenti tristi e crisi.
GRIDO: sì sì! ma di che parli amico? non hai capito ti dico sono
davvero finito....versane un altro perchè ho perso il lavoro troppo
estroverso e inaffidabile a detta di tutti loro e in più vedi la
macchina di fronte al bar non va spiegami chi pagherà.
THEMA: hey zitto un istante sembri un bimbo che piange lamentele su un
mondo crudele ne ho sentite tante ed ero il primo a farle forse tu non
lo sai non sei la prima persona che si trova nei guai.
GRIDO: parla lui.
THEMA: perchè io ero come te mi credi ti ritrovi solo e tremi cade il
mondo sotto i piedi tu dimostra quanto vali guarda quei bicchieri
capisci che è la metà piena che bevi?

RIT

GRIDO: e dire che quand'ero bambino soganvo di diventare presidente
invece adesso io mi vedo un perdente eternamente al verde fai tu vorrei
addormentarmi per non svegliarmi più!!
THEMA: ma sei scemo?? Dillo un altra volta e ti meno davvero ti
conoscevo e credevo tu fossi un uomo vero quella donna ti ha
imbrogliato e sporcato ed ora tu piangi perchè un angelo sbagliato se
n'è andato? Sai nessuno ti regala niente questo lo sapevi sei tu che
devi lottare per ciò in cui credi hey prova a guardare in alto e
sfrutta tutto ciò che sai e vedrai un uomo senza più guai.

RIT

Gemelli Diversi




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Vita tranquilla




Io… voglio una vita serena 
Perché è da quando sono nato… che è
Disperata… spericolata… 

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sono stato una pedina


Quante notti ad alimentare il fuoco 
per morire poi di freddo alla mattina 
quante volte pensavo fosse un gioco
invece sono stato una pedina

   

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dicono che è vero che ogni sognatore diventerà cinico invecchiando...




Dicono che è vero che quando si muore poi non ci si vede più
dicono che è vero che ogni grande amore naufraga la sera davanti alla tv
dicono che è vero che ad ogni speranza corrisponde stessa quantità di delusione
dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
 per non farlo più, per non farlo più ora

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I am stronzo




Scusate... mi vado a gettare nel cesso, perchè mi sento uno stronzo...

Francesco Favia

sabato, 19 gennaio 2008

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lunedì 9 gennaio 2012

L’amore ha un senso?

Storie bruscamente finite senza un apparente senso logico

Sto vivendo un nuovo capitolo buio della mia vita. Nonostante le tante lacune di quest’epoca precaria, fatta di approssimativi rapporti umani e professionali, avrei dovuto vivere un po’ sereno dopo le mie tante vicissitudini. Ed invece negli ultimi mesi stavo sprofondando in un baratro senza fondo. Forse ne ero anche consapevole, ma non mi sembrava poter fare molto. Anzi, pensavo fosse uno di quei tanti periodacci prossimi alla fine.
Escludendo il lavoro, mia eterna espiazione della mia inettitudine, vorrei soffermarmi sulla questione dei sentimenti. Rispetto a tanti altri blog, ad altri forum, tutto sommato non è mai stato un argomento che ho trattato molto. Non avendo mai avuto problemi di sorta in passato o, comunque sia, non avendoci mai dato peso a qualche delusione ricevuta o data, non ho mai avuto l’esigenza di scrivere dell’argomento “amore”.
Io vi chiedo cos’è l’amore. Rispondetemi. Io ero rimasto al sentimento adolescenziale, alle cottarelle, alle storie di qualche mese, alle frequentazioni particolari, ai rapporti di pura passione fisica.
Ora, quasi trentenne, mi domando e chiedo al mondo, che c***o è l’amore. Cos’è l’amore nell’età adulta, fra due adulti. Dovrebbe essere un sentimento profondo che spinge due individui ad intraprendere uno stesso percorso di vita, a crearsi un progetto in comune, a sostenersi a vicenda, poiché la avversità nella vita sono tante.
E non parlo di matrimonio, sapete come la penso e quante volte ho sostenuto la causa dei padri separati su questo sito. Il matrimonio dovrebbe essere una piacevole conseguenza, dopo tanti anni di amore incondizionato, eppure va preso con le pinze e con le dovute precauzioni, se proprio non se ne può fare a meno.
Io voglio parlarvi di quelle storie, lunghe anni, bruscamente finite, senza un apparente senso logico.
Mi sembrano anni di vita rubati. Per come sono fatto personalmente, ho sempre ammesso che impegnarsi in una cosiddetta “storia seria”, fosse un po’ un sacrificio, seppur un piacevole sacrificio. Tutti abbiamo le nostre vite complicate, i nostri momenti, i nostri spazi da difendere, quindi condividere la nostra vita con un’altra persona, non credo che lo si faccia solo per paura della solitudine. Ovviamente non mi rivolgo ai casi estremi.
Io, per esempio, ci credevo nella storia dalla quale sono uscito dopo quasi sei anni, dopo un anno e mezzo di tira e molla. Sto tutt’ora male, saranno passati quasi due mesi. La ferita è ancora aperta. Tra cuore spezzato e orgoglio ferito, non so cosa mi tormenta di più. Non mi lasciavo mai abbindolare da nessuna, stavolta è andata così... ma sei anni sono pesanti da digerire
Spesso soffrivo di una certa insoddisfazione, spesso mi sentivo soffocare, ma sapevo che ero tuttavia innamorato e per amore ero pronto a sacrificare me stesso, la mia vita, le mie esigenze.
Ma fino a che punto? E poi, ne valeva la pena? Gli altri farebbero lo stesso? A quanto pare no.
Paradossalmente, mi sentivo sempre rimproverare da lei che io mentissi e che non l’amassi.
Alla fine è stata  lei ad abbandonarmi. Dice che non mi ama più. Stento a crederci, ma forse mi sto illudendo. Però ho come l’impressione che la tipa non era pronta a sacrificarsi per amore, a non fare il passo successivo che una storia di sei anni comporta. A non venirmi incontro.
L’amore è anche il venirsi incontro, e non fare lo schiavetto.
Caso strano, ha iniziato a cambiare atteggiamento, quando ho smesso di assecondarla in tutto.
Francamente ero stanco di tante situazioni e ogni tanto, esasperato, mi lasciavo andare a sonore sfuriate. Ma io ero stanco delle circostanze,  dei suoi atteggiamenti e non di lei. Lei è rimasta bambina, io ormai disincantato adulto.
Pensare che non litigavamo mai. Ne ho lette tante di storie simili alla mia su internet. La risposta più comune che viene data, è proprio che il tempo cambia i sentimenti e le persone.
Secondo me, è un’ ingiustizia. Io mi sento rubato del mio tempo e dei miei sentimenti. Per non parlare dei soldi spesi. Sei anni non sono pochi. Ho letto che la migliore soluzione è quella di tagliare tutti i ponti. Allora che senso ha la vita. Che senso hanno i rapporti umani. Ora le persone ci sono, ora scompaiono. Dovremmo essere continuamente in lutto.
Una persona talmente importante. Lo eravamo a vicenda. Lei si preoccupava anche della mia salute e diceva che se morivo si sarebbe fatta suora! Viveva per me, io per lei. Ora non c’è più niente.
Capita di sputare sangue sul lavoro, dedicare ore, straordinari, energie per un’azienda e dopo aver prodotto tanto, si viene messi con disinvoltura in disparte. La vita è crudele, il mondo è cinico. Non ti aspetti, però di ricevere il benservito dalla persona con la quale si voleva invecchiare insieme. Fatti l’uno per l’altra, commosso nel vedere la Mondaini piangere il suo Vianello, col pensiero lacrimante rivolto a lei. Sembra ieri. Oggi il gelo.
Io non sono uno psicologo e non ho dati statistici alla mano, ma vedendo l’esperienza di amici, conoscenti, di estranei nei vari sfoghi sul web, ho constatato che nelle storie lunghe, come si suol dire importanti, è spesso la donna a lasciare lo sfortunato di turno.
Mi sovvengono scene di donne frignanti, sedotte e abbandonate. Le donne allora cosa vogliono? Dicono che l’uomo voglia solo scopare. A parte che le donne non sono da meno, se l’uomo s’innamora e magari si crea una bella storia, poi spesso viene abbandonato a distanza di anni.
Secondo me, l’amore di fondo c’è, rimane. Probabilmente anche da parte di lei. Solo che i sentimenti mutano, subiscono un certo processo,  l’amore da passionale e sfarzoso, diventa razionale e concreto. La donna però pretenderebbe essere sempre adulata e corteggiata all’infinito e spesso sfrutta la buona fede dei più fessi.
Tutto quello che dico può essere vero o non vero e pur non facendo di tutta un’erba un fascio, per me è così.
Non voglio prolungarmi oltre, perché di queste storie e strapiena la rete, però mi domando che senso ha tutto questo?
Se prima non credevo nell’amore, ora sono svuotato di ogni sentimento possibile. Poi, si sa, quando meno te lo aspetti, arriva quella che ti rincoglionisce. Credo, a ogni buon conto, che sarà difficile fidarsi ancora.
Il lato positivo della mia vicenda è che non ero sposato e che non ho figli. E dopo aver constatato per l’ennesima volta la volubilità delle donne, lungi da me nell’intrappolarmi nel vincolo del matrimonio, onde evitare amarissime conseguenze.

Francesco Favia


9 gennaio 2012


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Gli animali sono più riconoscenti delle persone




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martedì 3 gennaio 2012

Cronaca di una mattinata al Centro per I'Impiego ai tempi della Grande Crisi

Impressioni di Francesco Favia, glorioso blogger precario e morto di fame

Francesco Favia, blogger
Bari, otto e trenta del mattino. Arrivo al Centro per l’Impiego o, per meglio dire, Ufficio Collocamento. Già da lontano scorgo una fila lunghissima. Quel posto mi è abbastanza familiare, ma in tutti questi anni non avevo mai visto una coda di tal portata. Sono tutti in attesa che aprano l’ingresso, un fiume di gente occupa svariate decine di metri di marciapiede, fino ad occupare, alla sua fine, parte della strada.
Mi accodo anch’io. Sembrava di essere dei deportati. Nell’attesa, occhi smarriti osservavano flashback figuranti le code alla mensa dei poveri viste nei film o nei servizi del telegiornale.
Mi sentivo impotente. Ancor più pezzente delle volte precedenti, poiché ormai consapevole di non essere più un ragazzino di belle speranze.
Alle nove aprono il portone. Con calma e ordinatamente si avvia il corteo. Si prende il numero e si attende. Una lunghissima ed estenuante attesa. Una calma attesa. Gente rassegnata, non avente nemmeno più la forza di prevaricare l’altro. Siamo tutti sulla stessa barca.
Tanta gente apparentemente borghese. Il ceto medio svanito. I nuovi poveri.
Rispetto al passato ho avuto anche l’impressione che l’età degli utenti fosse più elevata. Molta gente di mezza età, tra i quaranta e i cinquant’anni. Meno giovani rispetto una volta.
Qualche trentenne. Non mi sono sfuggiti, anche qui, griffe e smartphone. Francamente anch’io non so come tiro avanti, ma la comodità di un telefono del genere me la sono concessa, anche se paradossalmente l’ho preso proprio per ammortizzare i costi, in abbonamento per compensare i furti delle tariffe e delle mendaci promozioni delle ricaricabili.
Riesco a trovare un sedia libera. Seppur sudicia mi ci accomodo. Infreddolito aspetto.
Ad un certo punto incontro un conoscente, un ragazzo col quale  lavorai tempo fa’ in uno dei tanti lavori interinali. Dopo due anni di chiamate saltuarie dall’agenzia, mi racconta che non l’hanno più contattato. Adesso, da un po’, lavora in nero, guida un furgone.
Parliamo un po’ e si evince che siamo tutti inguaiati. Alla fine si resta senza parole. Ogni tanto gli sguardi si incrociano anche quando mi allontano, perché si avvicina il mio turno. Ecco il mio numero, non manca molto alle undici. Sono passate due ore e mezza da quando mi sono messo in coda per strada.
Chiedo allo sportellista e ricevo lo stato occupazionale. Sportellista, impiegato. Non so come preferite chiamarlo, ma non mi sembra diverso da un operatore di call center inbound, che spulcia dati sul terminale e fornisce servizi e informazioni. Peccato che all’occhio del mondo, queste categorie di lavoratori siano diverse.
Per la cronaca, il mio stato occupazionale risulta “precario con attività lavorativa che non sospende lo stato di disoccupazione”, ovviamente perché  il mio reddito è irrisorio. Risulto disoccupato da venticinque mesi, lo devo considerare un lato positivo?
Concludo con una domanda. Tra inoccupati, precari, cassaintegrati, per non parlare di chi percepisce una misera pensione e i sottopagati, mi chiedo quanti siamo nella merda al giorno d’oggi?
Ma la Grande Depressione o il Dopoguerra sono stati periodi più difficili? E le domande poste sono due, ma ho terminato. E che la fortuna ci assista.

Francesco Favia

3 gennaio 2012

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lunedì 2 gennaio 2012

Disavventure all’Inps

Svista, incompetenza? Senz’altro la cortesia è un’optional

Questa mattina, uffici dell’Inps. Arriva il mio turno, busso, entro. Un tizio dalla scrivania mi accoglie in malo modo. “Cosa vuole!?” Mi fa. Nemmeno fossi entrato a sproposito o gli avessi citato i suoi cari estinti.
E fin qui, la maleducazione e la superbia di chi ti guarda dall’alto del suo posto fisso la posso anche tollerare. Tra l’altro io sono maleducato e superbo pur essendo un eterno precario, quindi in fondo sono più forte di questo impiegatuccio in questo gioco di ruoli. In ogni modo, essendo un ottimo attore, riesco a sopprimere le mie più naturali reazioni e mi comporto da persona civile, cittadino esemplare che ha bisogno di un semplice estratto conto previdenziale.
Oggi era anche la prima volta che mi recavo in questi maestosi uffici in quasi trent’anni di vita, non credevo di essere stato così inopportuno a richiedere questo semplice pezzo di carta stampata. Tra l’altro non avevo sbagliato a prendere il numero, non avevo sbagliato stanza, lui era qui per questo, a fare delle semplici stampe.
Al di là del suo fare inspiegabilmente minaccioso, questo dipendente pubblico estraneo alla crisi mondiale, si è mostrato un megagalattico incompetente.
Facendola breve, non riusciva a trovare la mia situazione. Presuntuoso, arrogante egli. Allarmato e infastidito il sottoscritto. Mi domanda in stile terzo grado che lavoro facessi. All’udire call center mi guarda un po’ schifato e un po’ come nel dire “stai messo male”
Tuttavia io più volte ho cercato di fargli notare che a prescindere dagli ultimi due anni in un call center col contratto a progetto, non era possibile che non risultasse proprio nulla. Insomma tra agenzie interinali e qualche altro lavoro a chiamata, qualche contributo ricordavo di averlo anche ricevuto.
Mi rimanda al piano di sotto, all’ufficio che si occupa della gestione separata.
Dopo aver fatto una corsa al piano terra a prendere di nuovo il numerino, aspetto nuovamente il mio turno, vengo accolto da un altro lavoratore che non mi risponde al saluto e mi ascolta stravolto stropicciandosi la faccia. Erano le 9:30 del mattino, giornata appena iniziata, non oso immaginare stasera in che stato tornerà a casa, presumibilmente esausto. Sarcasmo a parte, questo impiegato per lo meno mi ha ascoltato, si è mostrato gentile e si è sforzato di risolvere il dilemma.
Dopo un po’ di ricerche, trova il mio profilo nell’archivio. Effettivamente la gestione separata c’era, ma è riuscito anche a trovare tutti i contributi precedenti.
Ad un certo punto alza un po’ i toni. Io tra me, stavo già dicendo “Ecco, un altro esaurito…” Invece mi stava chiedendo chi fosse e cosa avesse fatto questo collega.
Io rispondo di non prendersela con me, ma appunto con lui. Un po’ lo capivo, anch’io alle volte mi sono trovato a risolvere le incompetenze di alcuni colleghi sul lavoro e magari a sorbirmi ingiustamente lamentele a riguardo.
Comunque sia, colui che ha portato via tutte le mie paure ha commentato con ironia: “Il collega sta ancora a festeggiare con lo champagne”.
In conclusione, a mio avviso, una “svista” di una persona poco dedita al lavoro, o diciamocela, poco grato della fortuna che ha avuto nella vita e magari, forse si, forse no, anche raccomandato, in certi contesti può anche notevolmente complicare la vita di un mortale cittadino.

Francesco Favia

2 gennaio 2012

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