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venerdì 27 febbraio 2009

Divorzio davanti al notaio

In tempi di crisi si pensa ad un modo per risparmiare i soldi pubblici

Secondo un' ANSA di oggi, la possibilità di discutere un divorzio davanti ad un notaio porterebbe un risparmio di circa 1 miliardo l'anno di soldi pubblici. Il 45% di questa somma, infatti, verrebbe "non erogata" dallo stato, mentre l'altro 55% risulterebbe il risparmio da parte dei "contendenti". Ma non sarà che, con la crisi delle compravendite immobiliari, lo stato voglia regalare nuovo business alla casta dei notai che si cuccano fior di euro per ogni rogito e per ogni mutuo erogato (facendo un cacchio o poco più). Chissà se il vero risparmio non si avrebbe andando davanti all'Ufficiale dello Stato Civile, lo stesso dove si va per le pubblicazioni, pagando una marca da bollo da 20 euro o giù di lì.... E magari si divorzierebbe in 24 ore e non in 5 anni come avviene adesso. Forse la Santa Madre Chiesa si incazzerebbe un pochino. Ma con un'ulteriore sconto sull'ICI e un finanziamento alla scuola cattolica, tutto dovrebbe andare a posto. In fondo tutto ha un prezzo. A patto che non lo paghiamo (sempre) noi.
Francesco Scipione

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Si torna al nucleare... EVVIVA, EVVIVA!!!

Alla faccia della democrazia, il governo di Berlusconi "se ne frega" del referendum di vent'anni fa'.

Dopo il disegno di legge approvato verso la fine dello scorso anno, si è passati dalle parole ai fatti. L'Italia (Berlusconi) ha sottoscritto un accordo con la Francia (Sarkozy) per la costruzione congiunta di centrali nucleari in Italia e in Francia. Alla faccia del referendum di 20 anni fa e della volontà popolare. Ancora una volta Berlusconi ha deciso per tutti, salvo poi farsi sbugiardare dal neo-presidente della regione Sardegna, il quale ha detto che mai e poi mai saranno costruite centrali sull'isola ("Dovranno passare sul mio cadavere").Il Governo si è comunque arrogato il diritto di individuare le aree "strategiche" che dovranno ospitare le bombe nucleari, pardon, le centrali nucleari.Certo, per la regola del buon esempio, sarebbe carino costruirne una ad Arcore, una a Pontida e una a Ponte di Legno. Ma, chissà perché, credo che queste aree saranno definite "non idonee".Meglio farla a Ponticelli, Montalto di Castro, in Lucania, in Puglia... Almeno si crea quel pittoresco casino che è stato fatto per bloccare i termovalorizzatori di immondizia.Ma il sole no?? Cosa ha che non va?? Forse non richiede miliardi per essere sfruttato, forse provocherebbe il tracollo di aziende come ENI e ENEL che detengono praticamente tutto il mercato dell'energia in Italia?? E allora queste aziende come farebbero a sfruttare i "clienti" con tariffe da fantascienza e servizi da preistoria??Cari ecologisti, come siete comunistemente noiosi, con la vostra aria pulita, la vostra mania della natura, dello sfruttamento dei rifiuti per creare energia. Non c'è business, che cazzo guadagno a bruciare immondizia, che cazzo guadagno a prendere i raggi del sole. Voi dell'Azienda Italia non capite niente!!!Allora è meglio comprare il petrolio da Gheddafi, che, oltretutto, è anche azionista di Fiat e Unicredit (quindi di Bankitalia).

Francesco Scipione

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domenica 22 febbraio 2009

Mediaset colonizza Sanremo

La 59° edizione del Festival è vinta da Marco Carta. In finale anche l’inquietante presenza della De Filippi.

Il 59° Festival di Sanremo, bisogna ammetterlo, è stato un trionfo di ascolti. Merito di Bonolis e della sua conduzione fresca, scherzosa, frizzante, mai sottotono. Ho guardato per intero solo la finale, poiché ero a casa di amici. Ed è stato anche piacevole assistere allo spettacolo e commentare quel che accadeva in diretta.
Un Sanremo poco sanremese. Uno storico show televisivo, che si è adeguato ai canoni televisivi odierni. Televoto, polemiche, demagogia. Non sono mancati i titoli sui giornali che hanno definito questo Sanremo, un’edizione targata Raiset o Mediarai.
Al bando i fiori e la tradizione si è assistito ad uno spettacolo più elastico, i quali stando ai sondaggi, anche i giovanissimi hanno seguito e apprezzato.
Parlando della gara, la vittoria di Marco Carta, non può che suscitare polemiche. Canzone orecchiabile, lui un tipetto simpatico, ma resta comunque un ragazzo della Maria De Filippi. E caso strano, c’era anche lei nella serata finale. Presenza insignificante, si è fatta notare solo per la leccata di mucca che aveva in testa, il trucco pesante e abiti ridicoli, indossati non proprio con nonchalance.
A mio avviso, ascoltando un po’ le canzoni del Festival, guardando le esibizioni sul web non ho notato nessuna canzone che si contraddistinguesse dalle altre. Il livello qualitativo musicale non credo che si possa reputare basso. Probabilmente c’è stato di peggio in passato. Non ho ascoltato però niente di eccezionale. Sono stati affrontati nelle canzoni molti temi sociali, elevando la demagogia spiccia e elargendo retorica a profusione.

In finale sono arrivati, alla fin fine, le tre migliori. O forse no. Troviamo un troppo sottovalutato Sal Da Vinci, che ha una lunga carriera alle spalle, che non si può proprio definire gavetta. Cinema, teatro, musica hanno pervaso il suo cammino artistico, in cui ci sono stati dei momenti di difficoltà, che gli hanno fatto pensare a mollare tutto. Alla fine è arrivato a Sanremo, dove il pubblico l’ha ripescato e portato in finale. Dopo tanti anni ha calcato un palco importante e sono comprensibili le lacrime di commozione che gli sono scappate ieri sera, quando arrivato tra i primi tre, ha ricantato la canzone. L’impronta di Gigi D’Alessio nella sua canzone, purtroppo, si sente. Dico purtroppo, non perché le canzoni di D’Alessio non le gradisco, ma perché Sal Da Vinci non è l’imitazione del più noto artista partenopeo, ma è Sal Da Vinci. Non amo il genere e non credo che sia un delitto, ognuno è libero di avere i propri gusti, ma chi ha sempre seguito Sal Da Vinci, sa che egli ha una sua personalità e delle gran doti canore.
Hanno poi ragione quelli che hanno etichettato Povia come un furbo. La sua furbizia però lo ha ripagato, dando uno schiaffo a tutte le polemiche che si è voluto tirare addosso per farsi pubblicità.
Acclamato dalla platea dell’Ariston, si è visto in finale, un Giuseppe Povia piuttosto esaltato.
Alla fine, però è stata molto meglio la sua provocazione, contornata da una musica accattivante e orecchiabile, che altre canzoni buoniste presentate alla kermesse.
Lascia tuttavia perplessi la vittoria di Marco Carta. Proprio quest’anno che ha presenziato Maria De Filippi, ha partecipato un ragazzo lanciato da lei e per di più ha vinto il festival. Molti non sanno chi sia questo ventiquattrenne sardo. C’è chi ha anche criticato la sua presenza tra i big.
Resta però che il signor Carta ha una gran schiera di giovanissimi seguaci che comprando il suo disco, hanno permesso all’ex concorrente di “Amici” di affermarsi nell’olimpo della musica italiana.
I più maliziosi, ma anche i meno, non possono pensare che ci sia stata la volontà di Mediaset nel far trionfare il vincitore di “Amci”.
Dopo tante meteore lanciate dalla trasmissione condotta dalla De Filippi, c’era bisogno di una forte riscossa, che permettesse di ridare credibilità al programma scopritore di talenti. Soprattutto dopo il boom di Giusy Ferreri, nata artisticamente da un programma Rai. Il dar risalto ai talenti è solo un pretesto, l’anima del programma firmato Maria De Filippi e targato Mediaset, come molti sanno, sono solo le infuocate polemiche, al pari degli altri show della compagna di Maurizio Costanzo. Adesso che un ragazzo di “Amici” ha vinto Sanremo, sempre più giovinetti di belle speranze, prenderanno d’assalto Cinecittà per i vari provini. E, ahinoi, adesso sentiremo parlare di codesto programma ancora per molti anni.
Da sempre si pensa che Sanremo non sia proprio regolare. Clamorosa fu l’edizione alla quale presero parte Elio e le Storie Tese, i quali dominarono il festival, per poi non trovarsi primi proprio la sera finale.
Quest’anno niente classifiche, televoto da casa ed eliminazione diretta. La storia del televoto non ha mai convinto nessuno e Striscia la notizia, di recente, non ha fatto che dimostrare esplicitamente l’inganno di tale presunto metodo che decreterebbe la vittoria. D’altronde siamo in Italia, dove non sono regolari i concorsi pubblici, figuriamo una trasmissione dove girano tanti interessi economici.
Ci sono sempre stati gli interessi delle case discografiche a prevalere a Sanremo. Oggi grazie al web, che non solo ha portato la crisi del mercato discografico, ma porta al successo perfetti sconosciuti o comunque artisti indipendenti, il potere delle major è caduto. Entra in gioco il potere televisivo. Ecco che Mediaset ha colonizzato il festival di Sanremo, infilzando nel terreno della Rai, la bandiera del loro prodotto di punta, “Amici”.

Francesco Favia


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Grande Fratello. Paolo Mari esagera con le provocazioni e viene squalificato.

Paolo Mari ci è andato o ce l’hanno mandato?

Nuovo stratagemma degli autori del Grande Fratello per mantenere alti gli ascolti. Forse non è proprio nuovo. Sulla scia delle pazzie di Federica Rosatelli che hanno portato a notevoli picchi d’ascolto, gli autori hanno ben pensato di introdurre nella casa, un altro psicopatico. Paolo Mari, un po’ modello, un po’ idraulico, un po’ schizzato paranoico. Entrato insieme ad un altro personaggio, Tommaso De Mottoni, presunto aristocratico, tutti si aspettavano da quest’ultimo, che sembra sia abituato a lucidare le scarpe con lo champagne, gesti di follia. Invece no, quasi per riabilitare l’immagine dell’alta borghesia, il ruolo del pazzo, è stato affidato al proletario che arrotonda facendo il modello. Scontato che questi strani esseri siano stati fatti entrare per scompigliare gli equilibri della casa, il bel Paolo ha esagerato con le provocazioni. I concorrenti che forse sono meno stupidi di quel che possono apparire allo spettatore da casa, hanno mangiato la foglia e si sono adeguati ad assecondarlo e a ignorarlo. Ed è forse per questo motivo che Paolo avrà esagerato, poiché forse non stava riuscendo nell’intento di provocare reazioni violente, come magari richieste dai perfidi autori. Paolo ha puntato il dito contro i concorrenti, li ha minacciati, ha usato espressioni molto colorite. Niente. Nessuna reazione. “E’ un pazzo” dicono tra di loro gli abitanti della casa “Non puoi prendertela con chi è malato.” Tra di loro c’è anche chi sostiene che sia uno abituato a fare “sniff sniff” e che sia in crisi di astinenza.
Quando però Paolo inizia a girare nudo, sempre per provocazione, il Grande Fratello è costretto a oscurare le immagini, sospendere e isolare il concorrente e alla fine squalificarlo.
Forse era proprio quel che voleva la redazione del GF. Adesso la Marcuzzi e Signorini, avranno modo lunedì sera di trattare di un nuovo scottante argomento e grandi ascolti saranno assicurati.

Francesco Favia

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Brunella Filì racconta la sua espressione estetica

Alla scoperta di talenti in erba

Il cortometraggio di Brunella Filì, regista barese, trapiantata a Bologna, ci introduce in uno scenario ecclesiastico, ben presto profanato dalla curiosità tenera e coinvolgente di Angelo, un bambino di periferia. In questa chiesa dell’ hinterland barese, bambini disagiati giocano, avendo come unico punto di riferimento per un’educazione non solo religiosa, ma anche di vita, il parroco don Michele. Durante l’allestimento tecnico per una manifestazione concertistica, il bambino osserva nascosto il lavoro meticoloso degli operai. La curiosità del bambino, lo trascina quasi per mano verso gli strumenti. La sua attenzione si sofferma in particolar modo su un scintillante sassofono. Spinto da una irrefrenabile istintività infantile, il bambino sfiora lo strumento, procurando la rottura della sacralità del luogo e del lavoro degli operai. La curatissima musica del maestro Minella si interrompe, sottolineando la profanità del gesto, quando il bambino fugge con lo strumento tra le mani. Innocente profanità, costata al bambino lo sguardo degli operai tutti e la conseguente ramanzina di don Michele, che gli spiega come gli strumenti non sono giocattoli, ma fanno parte di quell’essenza seria che è la musica, che comporta anni di studio per poterla mettere in pratica.
Terzo lavoro della Filì, che dimostra come i giovani sognatori dei nostri tempi, non solo hanno talento, ma lo affinano con intensi studi, incrementando le loro capacità innate con straordinarie competenze tecniche. L’opera è visibile su http://www.youtube.com/watch?v=Bvj6nYvaiq0
Attualmente impegnata sul set de “L’ispettore Coliandro”, fiction prossimamente in onda su Raidue, la promettente regista si è resa molto disponibile ed ha concesso in esclusiva un’intervista a NonSoloCronache
Brunella, questo è il terzo cortometraggio, diretto esclusivamente da te. È stato difficile trasmettere al cast e allo staff, quello che volevi esprimere tramite questo breve film?
“No, non è stato difficile collaborare trasmettendo quello che volevo...Tranne con alcuni, la troupe è stata estremamente comprensiva e disponibile ad assecondare le mie direttive.”
Ti sei occupata quasi di tutto, una bella responsabilità…
“Si, mi sono occupata non solo della regia, ma ho anche scritto e prodotto, nonché effettuato il montaggio.”
Ed è stato complicato gestire gli attori, in particolar modo, il bambino?
“Devo dire che sono stata fortunata con questo bambino: era un angelo, cioè non si stancava mai! Nonostante il freddo e il dover ripeter tante volte le scene, sembrava sempre che si divertisse. I genitori rompevano le scatole molto più di lui!”
Da cosa hai tratto l’ispirazione per un soggetto di questo stampo?
“Beh mi sono ispirata alla manifestazione durante la quale si ambienta il cortometraggio e che ha finanziato la mia opera. Dovevo scrivere un soggetto che si svolgesse durante la manifestazione musicale; e poi sono sempre stata attirata dagli strumenti musicali come lo può essere un bambino.”
Dunque la location è stata per certi versi obbligata…
“Si, hai ragione, la location era d'obbligo. La chiesa, il concerto erano cose che dovevo mettere per forza altrimenti non mi finanziavano.”
Il corto è stato realizzato un paio d’anni fa. Come mai è stato reso pubblico solo recentemente?
“In realtà è già uscito in un dvd a Bari già da un po’ di tempo ed ha vinto un premio in un concorso, sempre a Bari, due anni fa’, ma solamente ora l'ho messo su youtube.”
Come si chiama il dvd e dov’è stato distribuito?
“Si chiama Le -Voci dell’Anima- e contiene anche altri corti realizzati per l'evento. È stato distribuito da Proforma; il concorso si chiama CORTO ART FESTIVAL .”
Com’è nata la collaborazione col maestro Minella?
“Lui è un appassionato della manifestazione... quando gliel'ho chiesto è stato entusiasta e la collaborazione è stata una delle più belle sorprese che abbia mai avuto; una collaborazione splendida e siamo rimasti amici… e poi ha capito tutto ciò che volevo.”
Sono state le sue musiche ad ispirare il tuo soggetto?
“Le riprese le abbiamo fatte prima, poi gliele ho mostrate dicendogli ciò che avrei voluto come sottofondo e lui al primo tentativo ha centrato.”
Le musiche, dunque, sono state composte appositamente per la tua opera…
“Evidentemente ero riuscita a trasmettere attraverso le immagini le stesse emozioni che avevo in mente e lui le aveva già comprese per cui è venuto spontaneo realizzare quella colonna sonora.”
Un’ ultima domanda. Conti di realizzare un altro corto a breve termine?
“Certo! Appena terminato di lavorare qui a Bologna su un set, torno a bari per realizzare un progetto che sarà o un cortometraggio che sto scrivendo oppure un videoclip per una band.”
Sei piena di impegni… Vuoi anticipare dei dettagli sui tuoi prossimi lavori o va bene così?
“No, meglio non dire altro, perché è tutto sempre in bilico…”
Dimmi almeno il nome della band…
“La band è CASINO' BOOGIES.”
Brunella, ormai entusiasta dell’intervista, mi invita a scoprire ulteriori dettagli su questo suo ultimo lavoro.
“Non vuoi sapere altro, per esempio sulla realizzazione?”
Se vuoi dare altre informazioni agli amici di NonSoloCronache sul tuo corto, sono ben accette.
“Ah non so, tipo che comunque è stato tutto assolutamente studiato prima di procedere con le riprese, cioè ho fatto una dettagliata pre-produzione prima di girare, perché c'erano davvero tante incognite, alcune delle quali erano i FUNERALI in chiesa che interrompevano le riprese!”
Avete realizzato uno story-board presumo…
“...sì ho disegnato anche lo story-board naturalmente per rendere chiaro all'operatore le riprese che doveva fare e poi volevo sottolineare la partecipazione dei miei amici che hanno fatto sia da comparse che da aiuti. Sono stati tutti preziosi e gentili.”
Ed oltre al lay.out, cosa intendi per pre-produzione? Sai, magari non tutti i nostri lettori sono afferrati in materia…
"Praticamente sarebbe una sceneggiatura dettagliata, completa di elenco delle inquadrature e dei movimenti di macchina, oltre al piano di lavorazione e agli ordini del giorno che ci sono serviti per organizzare e dividere in quattro giorni tutte le scene in modo da sapere ogni giorno cosa dovevamo girare e quello che serviva per costumi e scenografia.”
Ma quindi quanti giorni di lavorazione sono serviti?
“Quattro giorni, poiché era una chiesa e la luce era poca…”
Compresa la pre-produzione?

“Quattro giorni di riprese e una settimana di pre-produzione che viene prima delle riprese e poi una settimana di montaggio e due, tre giorni per le musiche.”
Brunella, ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato.
“Grazie a te, Francesco.”

Francesco Favia


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mercoledì 18 febbraio 2009

59° Festival di Sanremo. Serata d’apertura tra eleganza e cultura.

Mina ci porta per mano verso il festival. Bonolis lo conduce. Benigni lo esalta.

Avete visto Sanremo? O avete fatto come me e altri milioni di italiani che si sono sorbiti quel supplizio solo un po', giusto l'inizio, per poi cambiare canale?
Partenza di gran classe con la sigla cantata da Mina che intona “Nessun dorma”. Seppur sembra difficile che molti italiani possano resistere ad un Sanremo senza addormentarsi davanti a tale costosissimo show. Il 59° festival della canzone italiana apre i battenti con gran stile e Bonolis si mette a citare anche Cesare Pavese “a che serve passare dei giorni se non si ricordano?” Di certo di Sanremo non si ricorda mai nessuno. A proposito, chi vinse l’anno scorso?
Tornando alla sigla di apertura, mi è parso che la voce di Mina fosse ben lontana da quella di un tempo. Comunque sia è stata creata l'atmosfera ricercata da Bonolis e il suo staff, ossia una sobria eleganza culturale.
E la perla della prima sera del festival, è stata proprio colui che sta esportando la nobile cultura italiana in giro per il mondo. L’immenso Roberto Benigni.
Benigni non si tocca. Genio puro, è quel che resta di veramente artistico in un' Italia dominata da reality e film su adolescenti straviziati e i loro amori. Grandioso fu il suo regalo di Natale con la sua interpretazione di "Pierino e il lupo", della quale performance, ne parlai su NonSoloCronache. Restano comunque troppo pochi i momenti di buona televisione e se Sanremo fosse uno di quelli, tuttavia non ha la capacità di entusiasmare come uno show di Benigni ,o per assurdo, di un brillante Fiorello.
Sono l’una del mattino, dunque prima di sentenziare, sarà meglio attendere i verdetti dell’auditel e sapremo quanto saranno veritiere le parole di Del Noce, che ha dichiarato che se gli ascolti non premiassero il festival, esso correrebbe forti rischi di sparire dalla televisione.

Francesco Favia


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martedì 17 febbraio 2009

Grande Fratello. Il black-out stende un velo pietoso.

Storie assurde sfidano l’intelligenza dello spettatore. Personaggi altrettanto illogici ne sfidano la pazienza.

Tra le puntate della prima serata del Grande Fratello, quella andata in onda ieri, è stata senza dubbio la più deludente. Gli ascolti restano molto alti, ma il livello proposto oltre che basso, si è dimostrato anche obsoleto, scontato e insensato.
Sarà stato per i picchi d’ascolto che hanno causato le accese discussioni lo scorso lunedì, gli autori ieri hanno puntato molto sulla tele-rissa. Si sono viste meno lacrime in compenso. Si è assistito, però, a storie irreali, se non fasulle, come quella del belloccio dalla faccia di bronzo, quel che si fa chiamare Marco, il Tom Cruise dei poveri, il quale si è isolato ai confini di Roma, per una profonda meditazione, che gli avrebbe chiarito le idee, ribaltando i suoi sentimenti nei confronti dall’ex “fidanzata” Lea. Ma come? Non le saltò addosso piagnucolando, per poi andare a riferire a Vanessa con un beffardo sorriso di grande felicità che non l’amava, in quanto il suo cuore appartiene alla “plurievocata” ex, che forse non era nemmeno ex?

Storie surreali, che fanno esclamare al telespettatore “ma vaffanculo, va!” Esplicitamente fasulle che c’è da pensare se tra gli autori del programma, non ci siano anche quelli che curano le trasmissioni della De Filippi. E se ci fosse proprio la signora Costanzo in persona?
Andrebbe bene anche il fatto che tutto fosse finto, perché chi guarda la televisione, vorrebbe solo godersi un po’ di spettacolo. L’importante è che ci sia lo show e non importata quali siano gli ingredienti. Storie strappalacrime, storie d’amore o di vita, risse televisive o pacate discussioni, l’importante è fare spettacolo, indipendentemente dalla veridicità o meno di quel che viene proposto. Tuttavia bisognerebbe dire agli autori di curare meglio le sceneggiature, poiché vanno bene le storie inscenate, ma dovrebbero essere almeno credibili.
Lo spettatore vuole godersi un intrattenimento televisivo, essere incuriosito, coinvolto, ma non preso per i fondelli. La puntata di ieri sera del Grande Fratello esortava lo spettatore a cambiare canale, ponendo una domanda retorica: ma gli autori di questa porcheria di trasmissione, mi credono davvero così stupido che io mi beva tutte queste stronzate? E magari chi si è posto questa domanda, non ha cambiato canale per il semplice fatto che voleva vedere dove l’assurdità potesse arrivare. Ecco la spiegazione del perché gli ascolti non abbiano perso molti colpi.
Lo scontento comunque è ben leggibile in rete, molte sono le critiche, ma dalle critiche si evince come gli stessi detrattori, il sottoscritto per primo , abbiano seguito la puntata.
Molti si domandano come si faccia a dare ancora spazio ad una Federica che era stata squalificata per un comportamento profondamente deplorevole e non solo per il ben noto lancio del bicchiere.
Si mormora, sempre in rete, che uno dei due nuovi concorrenti, il nobile Tommaso, non abbia un soldo e che sia il lacchè della Marina Ripa di Meana, portandole a spasso il cane e che non sia il proprietario di una casa editrice. Si legge sul web che è gay e che il suo compagno faccia l'inviato comico sulla Rai e sia di Camaiore (MS). La gente si domanda: perché prendere in giro così l'intelligenza di chi guarda la televisione?
Io mi domando se non stessimo perdendo il nostro potere intellettivo, dato che ci ostiniamo a guardare questo genere di trasmissioni. D’altro canto, questa minestra passa il convento.
Oltre all’ingresso di Tommaso, era previsto l’ingresso di Paolo, un fighissimo idraulico che si dedica anche a posare in qualità di modello e al quale non mancano partecipazioni televisive.
Sembra che abbia fatto anche il corteggiatore in quell’altro scempio di programma, Uomini e Donne. L’ingresso ce lo siamo perso, dato che il collegamento con la casa è saltato per un “grave guasto tecnico”, ma questa mattina su Canale 5, in collegamento con Mattino 5, Alessia Marcuzzi ha detto che Paolo si è buttato sulla maggiorata di plastica, Cristina. Probabilmente il Grande Fratello l’ha assoldato, perché nel curriculum, il bel Paolo, vantava un’esperienza da corteggiatore televisivo. Suo compito sarà quello di rubare qualche cuore.
Quasi anonimo il siparietto della prova canora col ritorno dal passato della prosperosa Sabrina Salerno. C’è stato ancora un po’ di spazio per l’ex hostess Daniela, che ha acceso un dibattito con Signorini, in nome sempre della tanto amata tele-rissa, ottima procuratrice di ascolti come già detto in precedenza e l'uscita dell'insignificante Nicola.
Questo è tutto, non c’è stato niente di particolarmente emozionante. L’unica cosa che ieri forse ha tenuto col fiato sospeso, potrebbe esser stato il black-out, il quale non solo ha interrotto il collegamento con la casa, ma ha anche tenuto i concorrenti al buio. Alessia Marcuzzi, ha letto teatralmente in diretta del guasto, comunicando che gli abitanti della casa più spiata d’Italia, non correvano pericolo.
Un’ultima cosa da dire, prima di concludere questa mia aspra opinione, è: CHI CAZZO SE NE FREGA!!!! Chi se ne frega dei concorrenti al buio, di quel coglione che si lucida le scarpe col champagne, di quella che rivendica i suoi diritti di lavoratrice in tv e di quel buffone di Marco e dei suoi dilemmi amorosi. Chi se ne frega. L’Italia va a rotoli, il mondo sta vivendo una catastrofe economica e la gente si lascia ipnotizzare dalla tv spazzatura.
A me non resta che scrivere di queste cazzate, perché è di questo che la gente vuol leggere e non delle fabbriche e delle aziende che chiudono, lasciando famiglie in mezzo ad una strada e che ciò non sta avvenendo solo nel nostro Paese, ma anche nelle blasonate potenze come il Giappone e gli Stati Uniti.
La televisione ci sta propinando personaggi e contenuti sempre più cattivi. Bene, il mio blog si adeguerà a tale cattiveria.

Francesco Favia

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venerdì 13 febbraio 2009

Studio Aperto e il suo presunto giornalismo

Il Grande Fratello eleva la superficialità, peggio fa Studio Aperto che istiga al razzismo

Quasi per caso ho avuto la malaugurata sorte di imbattermi nell’appendice di Studio Aperto, Live, in onda il giovedì in seconda serata su Italia 1.
Il taglio giornalistico è di una nefandezza estrema e in confronto Michele Santoro è un giornalista imparziale. La faziosità dei reporter di Studio Aperto è inconcepibile, tanto più che incita alla violenza e alla xenofobia.
Ieri, giovedì 12 febbraio, la trasmissione da me incriminata, stava trattando del successo che Mediaset ha avuto lunedì sera, grazie al Grande Fratello, che ha surclassato i vari approfondimenti sulla morte di Eluana Englaro in onda sulle altre reti.
Fin qui, tutto normale. Dando a Cesare, quel che è di Cesare, molti italiani hanno preferito sapere le sorti di Federica e company, piuttosto che assistere all’ennesima speculazione mediatica sulla povera Eluana, che vorrebbe solo riposare in pace.
Successivamente ci sono stati un tris di servizi. Il primo sulla strabordante Cristina Del Basso. Un altro su colei che non si sa se mai abbia posseduto un senno, la famigerata Federica Rosatelli.
E l’ultimo sul montenegrino che parla come Valentino Rossi o il suo emulo, Marco Simoncelli.
È stato tutto un inneggiare al Grande Fratello con l’esplicito messaggio subliminale, che fa sì che ci siano sempre più partecipanti ai provini per prender parte a tali trasmissioni.
Una giornalista è andata a casa di Cristina, dove l’ha accolta sorridente la mamma. Una signora che si dimostrava fiera e orgogliosa davanti alle immagini della figlia seminuda che scorrevano sul televisore. Ha anche dichiarato che sua figlia è libera di fare le sue scelte, anche di posare eventualmente per un calendario. Beh certo, l’importante è fare un sacco di soldi, al diavolo la dignità.
Sono state anche fatte vedere delle interviste ad alcune ex colleghe della maggiorata. La giornalista che cercava di carpire affermazioni di invidia dalle lap dancer, a queste povere criste, ha anche detto praticamente che la tettona grazie al Grande Fratello si farà i soldi e loro resteranno a umiliarsi davanti a uomini bavosi. E c’è chi si è limitata a risponderle “ancora per poco”. A mio avviso, le ragazze si sono contenute, dato che sono state fortemente istigate a mandar a quel paese l’intervistatrice.
Per quanto riguarda la schizofrenica Rosatelli, la trentunenne romana già si atteggia da gran diva. Probabilmente è proprio così e il suo modo di fare altezzoso lo ha sempre avuto, a prescindere dalla notorietà. Per niente pentita, sarebbe disposta a stare davanti a migliaia di persone che le lancino pomodori, purché sia lei al centro dell’attenzione. L’intervistatrice che l’assecondava, facendo quasi percepire allo spettatore, che non solo il suo comportamento nella casa sia stato normale, ma, anzi, giusto. Sicuramente è stato azzeccato per la produzione, dato i picchi di ascolto che ha procurato il suo modo di fare. Stando ai dati auditel, purtroppo c’è da presumere che non ci libereremo così facilmente della gallina Rosatelli.
Quel che proprio mi ha fatto cadere le braccia, è stato il servizio su Ferdi.
La troupe di Live è andata nella città dove vive e lavora Ferdi. Tutti gli vogliono bene e parlano del ragazzo montenegrino come di un gran simpaticone.
Un ragazzo che poteva avere un destino diverso, ma ha voluto cogliere l’opportunità che gli ha concesso la vita, approfittando per studiare e guadagnarsi con l’onesto lavoro qualche soldo.
E invece si sente la voce della giornalista che paracula le dichiarazioni lasciate dai conoscenti e amici di Ferdi e ribadisce più volte come il Grande Fratello possa cambiare la reputazione di un ex clandestino, di un ex accattone, di un rom. Queste le testuali parole dell’inviata Patrizia Caregnato.
Un giovane intelligente che ama studiare, ma guarda caso, quando la madre adottiva parla di questo, dicendole che le ha comprato i libri, appare Ferdi nel confessionale che non riesce a coniugare un verbo arduo anche per un italiano. La cabina di montaggio può essere un’arma davvero tagliente.
Il servizio si conclude così: “Ferdi, l’unico orfano adottato da una famiglia grande come l’Italia”. Retorica o ironia vomitevole, dato che Ferdi è uno dei tanti ragazzi con dei genitori affidatari, che dimostra la propria riconoscenza alla propria famiglia, vivendo una vita dedita al sacrificio e all’onestà. Ferdi avrà bisogno degli italiani per arrivare fino alla fine, ma una famiglia e degli amici ce li ha e sembra essergli molto affezionato.
Può anche essere che Ferdi voglia speculare col passato della sua infanzia per intenerire il pubblico, ma ho come l’impressione che sia spinto a far ciò dagli autori. Per il resto mi sembra un ragazzo normale che abbia anche messo da parte il suo lontano passato, nonostante il Grande Fratello voglia farlo riemergere.
Montenegrino, albanese, francese, italiano, tedesco. La gente non si giudica dalla nazionalità, ma dall’onestà. Lasciamo stare poi che Studio Aperto utilizzi i termini montenegrino, albanese, rumeno con tono sprezzante.
Tornando al Grande Fratello, esso può esser visto come una svolta, ma resta il fatto che spesso i partecipanti più viscidi si sono fatti largo in qualche modo nel mondo dello spettacolo; i ragazzi onesti sono tornati a fare il proprio lavoro, conducendo una vita tranquilla.
In conclusione, è inutile che certe trasmissioni montino i video a loro piacimento, la gente non è stupida e sa riconoscere i concorrenti deplorevoli e chi con un po’ di umanità. Quest’anno c’è stato il caso eclatante di Federica Rosatelli e se qualcuno in tv vuol smorzare i suoi toni, su internet gli utenti vorrebbero linciarla. In passato abbiamo visto altra gente insopportabile che poi ha fatto da prezzemolo in vari programmi.
La televisione diventa sempre più una grande discarica di rifiuti umani, noi spettatori almeno possiamo consolarci col web, l’unico mezzo di comunicazione veritiero.

Francesco Favia


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"Idillio infranto", il primo vero film pugliese

Polvere di stelle? La Riffa? La Capagira? Mio Cognato? È Idillio infranto il primo film girato in Puglia. Visibile suhttp://it.youtube.com/watch?v=3DVUnh9n95U&feature=related , fu girato nel 1931 da un giovane proprietario terriero e un fotografo che tirarono in ballo anche la gente del paese

Erano tempi dove il pudore e l’onore erano colonne portanti nella vita di una persona. Ci troviamo negli anni ’30, ad Alberobello, un paesino dell’ entroterra barese, che seppur meta turistica oggi, era un paese che viveva essenzialmente di allevamento e agricoltura. E le donne si rifiutarono di prender parte alle riprese; le si possono vedere solo insieme a parte degli abitanti nella scena finale dei balli folcloristici. Gonne lunghe fino alle caviglie, grembiuli e fazzoletti in testa. Queste erano le nostre nonne e bisnonne. Si andava ancora a cavallo e si lavorava di braccia. Era la campagna pugliese. Immagini di un tempo che fu, contornati dal silenzio di questo film muto che lambisce la pelle e ci procura dei piacevoli brividi. Esce allo scoperto dopo sessant’anni e dopo quasi ottanta di anni, oggi, è messo a disposizione a chiunque lo voglia vedere, basta avere un computer ed un collegamento internet. Riesumato nel 1990 da una cassapanca, la pellicola ha dato vita ad una ricerca appassionante dei protagonisti dell’epoca. Nello Mauri, il regista, anch’egli recitò nel film, insieme a Mario Passi, pseudonimo di uno dei protagonisti; quest’ultimo sembra che fosse marchigiano, ma non sono stati trovati testimonianze o documenti a confermare tutto ciò. Ida Mantovani, la protagonista, proveniva da Milano e già prese parte ad altri lavori filmici come “Le mani sugli occhi” e “La leggenda di Wally”.Con lo pseudonimo di Filippo il Bello, Pasquale Jacobellis interpretò il ruolo del protagonista. Jacobellis, in simbiosi col suo personaggio, aveva realmente terminato gli studi universitari in città, ovvero Bari. Finite le riprese, si trasferirà a Pescara, dove diverrà un affermato medico chirurgo. Durante il restauro della pellicola, si è riuscito a rintracciare la famiglia, la quale credeva che la storia del film fosse solo una leggenda che il loro papà Pasquale andava raccontando. Dirce Greselin, l’antagonista, sembra svanita nel nulla. Si dice che fosse la moglie del regista, ma non si sa di più. I restanti ruoli femminili furono interpretati dalla moglie e dalla suocera di Raul Perugini, l’operatore, che sarà l’unico a continuare a lavorare nel settore e perderà la vita nel dopoguerra, durante le riprese di un documentario in Argentina. Qualche altro attore e figurante non erano altro che gli amici e i lavoranti del produttore, il proprietario terriero Orazio Campanella, il quale non disdegna anche lui di comparire. Per via dei costi elevati, non fu distribuito. Fu proiettato raramente in qualche festa di paese. Al film vennero dedicate poche righe sul Corriere Cinematografico, il 18 marzo 1933, ma oggi, restaurato, se ne possono ammirare degli assaggi su Youtube, nonché lasciare dei commenti in merito. Questi spezzoni sono presenti nel documentario “Alla ricerca del film perduto” di Angelo Amoroso d’Aragona, promosso dall’Associazione Transtv e in collaborazione con la More Production e il contributo della Regione Puglia, assessorato al Mediterraneo. All’opera di restauro hanno partecipato la Cineteca Nazionale, la Teca del Mediterraneo e il Club delle Imprese per la Cultura.Una vera perla su Youtube che si trasforma in macchina del tempo. Merita di esser guardata e commentata. Un filmato di qualità, davvero pregiato e che forse non merita di trovarsi nello stesso contenitore dove si trovano i filmati stupidi di ignoranti ragazzuoli che hanno i telefonini come prolungamento dei loro arti superiori, ma tant’è, questo è il bello della democrazia e della libertà della rete.

Francesco Favia

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martedì 10 febbraio 2009

Eluana e il rispetto della vita

Beppino Englaro ha portato avanti per quasi un ventennio la sua battaglia nel silenzio e nell'indifferenza di tutti. Finché il teatrino mediatico si è accorto di lui.A questo punto si è data la stura a tutta la banalità che il "Circo" è capace di mettere in campo in queste occasioni. Il balletto Berlusco-Veltro-Clerical ha messo in scena il repertorio più ributtante, odioso e vergognoso. Accuse, oltraggi alla Costituzione, sciacallaggio di basso bordo. Si è assistito ad una indegna gazzarra davanti alla clinica di Udine, dove qualcuno si è anche permesso di applaudire alla notizia della morte di Eluana. Il codice penale non punirà mai questi soggetti, ma quello morale lo ha già fatto, e da tanto tempo.I nostri politici hanno messo in campo parole come "Rispetto della vita" e "Rispetto per la libertà di scelta". E mi meraviglia come Costoro possano permettersi queste affermazioni quando, ogni giorno assistiamo alla costante contraddizione di questi due teoremi.Che "Rispetto per la vita" è condannare il romeno che ha violentato Giovanna Reggiani a 29 anni anziché all'ergastolo, solo perché la povera signora si è ribellata alla sua fine. Che "Rispetto per la vita" è non dare un supporto alle madri che intendono fare un figlio, magari perché sono precarie e lo è anche il partner e quindi non hanno possibilità di comprare una casa in cui vivere. Che "Rispetto per la libertà" è elargire 40 euro di card per fare la spesa, mentre i ricchi magnati della finanza continuano a banchettare alla faccia della crisi che ha mandato sul lastrico tutti meno che loro. E non sono forse vite, quelle che vengono strappate ogni giorno sulle strade quando ubriachi e drogati alla guida fanno il porco del comodo loro, senza subire, praticamente, conseguenze?Che libertà può avere un invalido costretto in casa, perché in questa Nazione le barriere architettoniche sono ancora una drammatica realtà?Che rispetto per la vita è quello della Chiesa, che ammanta di omertà le malefatte dei suoi preti pedofili?La nostra classe politica, dato il suo miserrimo valore morale, non si può permettere di interferire con le scelte dei cittadini. Non ci rappresentano. Pensassero a curare gli interessi dei pochi che li finanziano e che gli permettono una vita ovattata fatta di potere e privilegi.Beppino Englaro ha scompigliato il mazzo, con la sua ingenua ostinazione, con una volontà di ferro tutta tesa a rispettare e a far rispettare le volontà di sua figlia. Nel suo silenzio ha detto tutto, nella sua moderazione ci ha dato un insegnamento di vita. Da oggi siamo tutti più ricchi, grazie a quest'uomo pieno di coraggio.
Francesco Scipione

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sabato 7 febbraio 2009

Viva Giuseppe Gatì

Per non dimenticare chi fu malmenato per aver espresso la verità

Il 29 dicembre 2008 Vittorio Sgarbi arrivava in ritardo alla presentazione del suo libro, presso la Biblioteca Comunale “La Rocca” di Agrigento. Ad attenderlo in una sala affollata, c’erano anche dei ragazzi per contestare chi osò dare del mafioso proprio a chi cerca di combattere questo storico fenomeno criminale. Vittorio Sgarbi fu anche condannato dalla procura di Torino a otto mesi di reclusione e al pagamento di cento milioni di lire per questo motivo, ossia di aver diffamato Giancarlo Caselli. Sgarbi, infatti, su un articolo comparso sul quotidiano "La Stampa" nel '96, definì i magistrati di Torino come “giudici mafiosi che arrivano dal Piemonte e che sequestrano la Sicilia”.
Tra i ragazzi pronti a contestare l’intellettuale Vittorio, emerse a gran voce un ragazzo di Campobello di Licata, provincia agrigentina. Con un grido disperato, come definito da Beppe Grillo sul suo blog, ha gridato “viva Caselli, viva il poop antimafia”, dopo aver dato a Sgarbi del volgare e del pregiudicato. Strattonato, preso a calci, Giuseppe lottò per esprimere la verità.
I suoi compagni scapparono, salvando la telecamera. Benedetto sia internet, grazie a Youtube e ai blog, i fatti sono ben documentati e alla portata di tutti.
Giuseppe fu trattenuto per delle ore per degli “accertamenti”.
Ecco il racconto dello stesso Giuseppe, tratto dal suo sito
http://www.lamiaterraladifendo.it/

"Con alcuni amici l’altro giorno mi sono recato presso la biblioteca comunale di Agrigento per contestare con volantini e videocamera Vittorio Sgarbi. Ci siamo soffermati su due punti in particolare: la condanna in via definitiva per truffa aggravata ai danni dello stato, e quella in primo e secondo grado, poi andata prescritta, per diffamazione del giudice Caselli. Dopo quasi due ore di ritardo ecco che arriva, in sala la gente rumoreggia e fischia. Subito dopo aver preso la parola, naturalmente con qualche volgarità annessa, inizia la nostra contestazione. Nel video non si vedono o sentono certe cose. Sono stato subito preso e spintonato da un vigile, mentre qualcuno tra la folla mi rifilava calci e insulti. Sgarbi, prima chiedeva che venisse sottratta la videocamera alla mia amica, e dopo cercava lui stesso di impossessarsene. Ma è importante sapere cosa succede dopo. I miei amici vanno via perchè impauriti, mentre io vengo trattenuto dai vigili. Si avvicina un uomo in borghese, che dice di appartenere alle forze dell’ordine e cerca di perquisirmi perchè vuole la videocamera (che ha portato via la mia amica). Io dico che non puo’ farlo e lui mi minaccia e mi mette le mani addosso. Arriva un altro personaggio, e minaccia di farmela pagare, ma i vigili lo tengono lontano. Dopo vengo preso e portato in una sala appartata della biblioteca, dove la polizia prende i miei documenti e il telefonino. Chiedo di vedere un avvocato(ce n’era addirittura uno in sala che voleva difendermi), per conoscere i miei diritti, ma mi rispondono di no. Mi identificano più volte e mi perquisiscono. Poi mi intimano di chiamare i miei amici, per farsi consegnare la videocamera, ma io mi rifiuto. Arriva di nuovo il presunto appartenente alle forze dell’ordine in borghese e mi dice sottovoce che lui dirà di esser stato aggredito e minacciato da me. Non mi fanno parlare, non mi posso difendere. Dopo oltre un’ora e mezza mi dicono che non ci sono elementi per essere trattenuto ulteriormente, mi fanno fermare il verbale di perquisizione e mi congedano con una frase che non posso dimenticare: “Devi capire che ti sei messo contro Sgarbi, che è stato onorevole e ministro…”."

Circa un mese dopo, Giuseppe Gatì morirà in un incidente sul lavoro. Sembra che un filo elettrico scoperto sia stata la causa incidentale di tale tragedia. Anche Peppino Impastato, presunto terrorista, morì incidentalmente perché trasportava esplosivo. È inutile adesso fare paragoni e soprattutto illazioni, anche se molta gente non riuscirà a non pensare male. Il danno, poi, è che oggi con internet i pensieri diventano facilmente pubblici.
Chi ha amato Giuseppe Gatì e chi si sta innamorando della sua dolcezza, che traspare sulle foto e sui filmati in rete, non può che sperare che gli investigatori facciano il loro dovere e chiariscono le cause che hanno spezzato troppo presto una vita. Gli stessi amici di Giuseppe confermano che era un ragazzo estremamente dolce, dedito all’onestà e al lavoro.
Giuseppe voleva difendere quello in cui credeva. Credeva nella legalità. Amava la sua terra e lo dimostrava continuamente:

"Io ho deciso di rimanere qui, perchè non devo essere io ad emigrare per non sporcarmi le mani per cercare un lavoro, ma deve andare via chi questa terra l’ha martoriata.Ho creato un piccolo spazio cartaceo che periodicamente metto in giro (volantini e manifesti) al quale ho dato il nome di QUI CAMPOBELLO LIBERA (il mio paese infatti si chiama Campobello di Licata in provincia di Agrigento).Ancora sono il solo ad occuparmene, ma confido di risvegliare qualche bell’anima; il mio spazio si occupa di informare i cittadini di ciò che i media nazionali oscurano o censurano: condannati in parlamento, leggi vergogna, inciuci ecc.Ho già avuto i primi commenti negativi, ma non mi fermo qui. Questa è la mia terra e io la difendo."

Queste le parole di un ragazzo amante delle sue origini, che poteva emigrare o comunque svolgere il proprio lavoro, vivendo una vita tranquilla.
E invece no, perché sentiva che non poteva rimanere passivo:

"La Sicilia non è bella, è bellissima, ed io voglio lottare per far si che questa vituperata terra possa rinascere.
Cerco di fare cio’, portando dentro di me il ricordo di gente come Falcone, Borsellino, Pio La Torre, Peppino Impastato, Pippo Fava, Beppe Alfano….e tutti coloro hanno dato la vita per ridare dignità alla Sicilia e ai siciliani.
"


La sua lotta non è sta facile. Al contrario di Piero Ricca, lui era un lavoratore ed era figlio di un lavoratore. Non aveva le spalle coperte. Certo è da apprezzare anche l’impegno di Ricca, ma Giuseppe non poteva permettersi di dire, se mi tocchi ti denuncio. Al di là dei contesti completamente differenti da quelli milanesi, Giuseppe non era figlio di persone importanti.
Il padre, coordinatore cittadino del PD, gli avrà trasmesso la passione per la lotta politica probabilmente, ma padre e figlio erano gente abituata a sudare per portare a casa la pagnotta. Adesso Giuseppe non suderà più. Riposerà e per sempre il suo ricordo rimarrà nei cuori e nelle menti di chi lo ha conosciuto e di chi lo sta conoscendo grazie alla rete.

Francesco Favia

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Hip hop, musica del nuovo millennio

Successo dopo anni di gavetta nell’underground per i più noti e speculazione da parte degli artisti in declino

Successo dopo anni di gavetta nell’underground per i più noti e speculazione da parte degli artisti in declinoIl panorama musicale italiano negli ultimi anni ha subito un cambiamento non indifferente, portando sempre più alla ribalta gli MC e i vari esponenti della scena hip hop italiana, che dopo qualche spiraglio negli anni ’90, ha sempre vissuto in penombra, esprimendosi tra i cunicoli dell’underground.Ogni volta che ci si affaccia ad un nuovo decennio, si assiste ad un cambiamento più o meno drastico di stili e tendenze musicali, le quali poi ovviamente incidono anche su modi di vivere e vestire. Cambiamenti musicali spesso portati da venti anglo-americani.Si è passato dagli “urlatori” alla Beat Music dagli anni ’50 ai ’60, a musiche e testi spigolosi nei ’70 dopo le rivolte del ’68, alla musica più elettronica nuovamente meno impegnata degli ‘anni 80 al fritto misto degli anni ’90, dove anche il rap, la dance o il rock più duro si tramutavano in pop music.Nei primi anni del nuovo millennio dagli U.S.A. arrivano ondate di musica hip hop, le quali invadono le televisioni musicali e le radio di mezzo mondo, Italia compresa. Se in Italia la gente non consumatrice di rap, conosceva a malapena Puff Daddy o al massimo, nella vesti di attore brillante, Will Smith, grazie al successo del telefilm omonimo, imparerà ad apprezzare gesta e sguardi da gangsta dei vari Jay-Z, Snoop Dogg, 50 cent. Tutta gente poco raccomandabile che con la musica è riuscita ad arricchirsi, facendo conoscere al mondo intero il rap, quest’arte metropolitana della quale hanno usufruito, cavalcando l’onda, anche artisti in declino come Mariah Carey o altri in ascesa come Justin Justin Timberlake o le icone femminili Jennifer Lopez e Madonna. L’unico che forse non si è venduto, ma sicuramente il più venduto, è quel Marshall Bruce Mathers III, noto come Eminem, che, mantenendo sempre il suo irriverente stile, ha preso a schiaffi il mondo, mostrando anche sugli schermi il degrado, la dura realtà dalla quale nascono le parole di questo genere di musica, strumento di rivalsa.In Italia i discografici, fiutando l’affare, notando il successo di 8 Mile nei cinema e la grande affluenza di gente nei locali hip hop, hanno iniziato a guardarsi in giro, pescando qualche talento.Sono sorti fenomeni musicali, ma direi anche di costume come Fabri Fibra, proveniente già dallo sbalorditivo successo di Mr. Simpatia, secondo album da solista, prodotto e distribuito da un’etichetta indipendente. Le major fiduciose, hanno dunque lanciato anche altri artisti come il bolognese Inoki; Nesli, fratello di Fabri Fibra e Vacca, rappar di Quarto Oggiaro, periferia milanese, anch’egli come Nesli facente parte della crew del rapper marchigiano e presente sul palco ai suoi concerti.Non saranno paragonabili alle East Coast e alla West Coast statunitensi, ma anche qui in Italia abbiamo diverse fazioni: un’altra, oltre quella succitata, è prettamente milanese, da anni impegnata nell’underground, lanciata ultimamente sul grande mercato dalle major, seppur con successo inferiore all’indiscusso, almeno sul termine di vendite, Fabri Fibra. Le colonne portanti di questa scuola di rappers sono i membri di Club Dogo e Dogo Gang, dalle quali è spiccato al grande pubblico il siciliano Marracash.Le tematiche sono state rispettate sia da Fibra e company che dal secondo gruppo di rappers nei loro dischi prodotti dalle major, nonostante i fan di Fibra, che ritengono per l’appunto Mr. Simpatia il miglior album dell’artista, e i vari estimatori di hip hop accusino il signor Tarducci di aver cambiato stile per il denaro. Al di là del fatto che se una persona può far soldi con la musica o qualsiasi altra forma d’arte, evitando quindi di andarsi a stressare con un lavoro normale, questa persona non dovrebbe esser denominata come venduta, gli ultimi due dischi di Fabri Fibra sembrano avere un’impronta diversa per il semplice fatto che il beat è stato prodotto da Fish, tra l’altro uno dei miglior produttori musicali di stampo hip hop che si possono trovare in Italia. È normale, dunque, che cambiato dj, cambia beat e se poi il beat risulta essere poco underground, ciò non è un difetto a priori.I Club Dogo si sono fatti conoscere al grande pubblico col singolo dal titolo colorito “Mi hanno detto che la vita è una P******, contenuto nell’album “Vile Denaro”. Sound e tematiche rimaste invariate, forse fin troppo. Sicuramente è la politica della loro musica e cercano di improntarsi su un determinato stile, ma alla fine risultano monotematici e snervanti dato che non fanno altro che esaltarsi a gangsta, dimostrandosi più dei bulletti di periferia che dei veri criminali. Dovrebbero illustrare meglio le problematiche dell’ hinterland milanese, piuttosto che fare gli spocchiosi, dicendo che nei loro quartieri si spaccia e si ruba per vivere. A parte il fatto che la droga oggi è venduta anche da gente insospettabile, magari proprio per arrotondare lo stipendio e non si trova dunque solo in periferia, i quartieri periferici milanesi non sono certo i distretti del Bronx o città del Sudamerica. Sono più rappresentabili come quartieri, una volta dormitori, dove la maggior parte della gente lavora. In passato dormitori, poiché, a quanto pare, supermercati e farmacie e altri servizi oggi non mancano, rispetto a molte periferie del sud Italia. Anzi, molto più pericolosi sono quartieri come Scampia a Napoli o lo Zen a Palermo. L’atteggiamento di certi rappars nelle loro rime, è senz’altro fuori luogo.Molto meglio la frustrazione, spesso espressa con simpatica irriverenza, di Fabrizio Tarducci, alias Fabri Fibra. Frustrazione vera, di vita vissuta, dunque di pessime situazioni lavorative, ragazze dalla dubbia dignità morale, sconforto derivato dal fatto che la sua musica piace, ma non gli consente di cambiare la vita. Tutto questo c’era nei suoi dischi underground, adesso, in “Tradimento” e ancor di più in “Bugiardo”, ci sono la frustrazione e la rabbia procurate dal degrado morale del mondo del successo. C’è chi lo accusa di fare il verso ad Eminem. Sicuramente come stile nei testi ci avrà preso spunto e ancor più sicuramente nel cambio di voce in alcune sue canzoni, ma resta pur sempre quello che ci sa fare di più col microfono in Italia. Abbiamo avuto i cloni di Elvis a Sanremo negli anni ’60, siamo pieni di gente che si crede Vasco e che magari ha anche avuto un discreto successo, seppur sembrano delle parodie, perché dovremmo denigrare un’ottima copia? Tra l’altro gli italiani preferiscono comprare ottime copie piuttosto che gli originali.Di cattivo gusto, parlandone sempre da spettatore esterno, è il presunto riavvicinamento di J. Ax e company all’hip hop. Il signor Aleotti sin da quando faceva rap, si dichiarava estromesso a certe realtà, per non parlare dei Gemelli Diversi che hanno sempre puntato su uno stile pop, poiché dicevano loro stessi nelle varie interviste, che essendo in Italia, il nostro rap dev’essere accompagnato dalla classica musica melodica italiana che viene esportato in tutto il mondo.E dunque si è visto il dissing fuori luogo dei Gemelli Diversi, firmato Grido, che si sono sentiti offesi, perché non accettano il fatto che possono non esser graditi da tutta la popolazione terrestre, attaccando, prettamente a scopo pubblicitario, su Youtube, il povero Fibra che aveva osato nominarli, dicendo al mondo che quelli non gli sono simpatici.Ultimamente si è visto il ritorno di J. Ax, dopo l’imbarazzante album da solista, che comunque ha venduto le sue copie. Ritorno all’hip hop avvenuto con varie collaborazioni con queste gang milanesi, che spesso sembrano ricordare il grande J. Ax di “Così com’è”, “Così mi tieni”, “Non c’è rimedio”.J.Ax rimane un grande artista, che, insieme all’ormai ripudiato dall’ex Spaghetti Funk, Dj Jad, ha costituito un pezzettino di storia della musica italiana. Grande artisticamente, un po’ meno come uomo si direbbe, a questo punto, ma alla fine siamo uomini e non caporali. Certo, però, se nel DVD la “Riconquista del Forum” si sente un J.Ax, godersi insieme allo spettatore il DVD, sbeffeggiare il rap, poiché non potrà mai dare le emozioni di un concerto rock, è normale che un appassionato di musica, qualsiasi essa sia, si senta preso per i fondelli. E d’altronde è lo stesso J.Ax, nella canzone “Fattore wow”, cantata con Marracash e l’ MC dei Club Dogo Guè Pequeno, a definirsi un pappone slavo a discapito della musica italiana. Anche il fatto che nelle sue rime, stia continuamente a ribadire i successi che ebbero i suoi dischi, non è che sia da apprezzare, anzi dimostra un atteggiamento infantile, ma forse è l’unico atteggiamento che ci si possa aspettare da chi il successo lo ha colto giovanissimo, senza far vivere in prima persona le difficoltà della vita.Non si vuol criticare chi cambia percorso musicale, ma chi a seconda dell’aria che tira, ci si improvvisa a fare un certo genere musicale. Ma già si poteva dedurlo, quando nella seconda metà degli anni ’90 andava molto la musica latina e gli Articolo 31 se ne uscirono con “Guapa loca”. Una coerente incoerenza, la quale procura la nausea se si ascoltano dichiarazioni del tipo “Se l’album va male, faccio il muratore.” Qui nessuno vuole dare giudizi, al massimo si vogliono dare considerazioni. E considerazioni positive andrebbero fatte all’ex rapper Neffa che dimostra come si può cambiare genere, realizzando sempre musica di ottima qualità. Qualsiasi percorso possa intraprendere un uomo nel lavoro, nella vita, ci si sacrifica con perseveranza per raggiungere degli obiettivi, cercando di ottenere degli ottimi risultati. E può capitare di ricominciare da zero, ma ci si riprende per fare meglio di prima. E questo ha fatto Neffa, ha ricominciato da zero, facendo una musica soft-pop, swing, senza cambiare mai, migliorandosi sempre, regalandoci altre perle degne di “Aspettando il sole” e “Non tradire mai” . Ecco, egli è un chiaro esempio di professionalità.Beh parlare di etica e professionalità al giorno d’oggi risulterebbe come raccontare una barzelletta, a maggior ragione nella discografia e nello show-business, quindi tutto questo è come se non fosse stato detto o, per la precisione, scritto.

Francesco Favia

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venerdì 6 febbraio 2009

Eluana Englaro, strumentalizzazione di un caso

I politici si attaccano a vicenda e la tv ne approfitta per fare audience

In questi giorni non si fa che parlare del caso di Eluana Englaro che sembra esser giunto ad un triste epilogo. Triste però è tutta la sua vicenda e amare sono le condizioni in cui è costretta a vivere. Sempre se uno stato vegetativo si possa chiamare vita.
Il tema è estremamente delicato, tanto che creare una legge apposita, sembra essere un’impresa assai ardua.
C’è chi dibatte poi sul fatto di quanto sia cosciente Eluana, se percepisce quel che le accade intorno e se possa soffrire con la graduale eliminazione di idratazione e alimentazione.
Certo è che una questione etica, sulla quale i politici dovrebbero prendere una decisione, si è tramutata in una sporca strumentalizzazione politica.
Tutti dicono la loro, ovviamente anche la Chiesa. Intanto Eluana è lì, da 17 anni e il padre e i suoi cari soffrono. E c’è chi ha additato Beppino Englaro come un cinico mostro, stanco di una situazione insostenibile. Egoismo, secondo molti. Probabilmente il signor Englaro ci ha pensato molto prima di prendere la sofferta decisione di iniziare una lotta per il diritto di morire, per metter fine ad un’esistenza inesistente. Grande sarà il dolore per la perdita definitiva della sua adorata figlia. Non sarà sicuramente un sollievo.
È un dilemma difficile, mai affrontato in Italia. Appartiene ad un passato recente il caso Welby, ma lì c’era il diretto interessato a chiedere di porre fine all’accanimento terapeutico.
Nel caso di Eluana, si grida all’omicidio, perché la ragazza non può esprimere il desiderio di rimanere in vita; ma Eluana è un corpo che respira. Non vive. Non avrebbe senso una vita immobile.
La questione, ripeto, è davvero delicata. Nemmeno gli esperti, i medici, i politici hanno le idee chiare in merito, dunque la mia è solo l’impressione di una persona che apprende tutto quello che i mass media espongono sulla battaglia in corso.
Ho voluto tuttavia dire la mia, anche se da persona poco coraggiosa, spesso mi astengo ad esprimermi su temi così duri.
Mi auguro solo che qualunque decisione venga presa, sia accolta con serenità e che non fosse usata per secondi fini dai politicanti e affini.
A mio parere se si deciderà di dar pace ad Eluana, non si compirà un omicidio, ma un atto d’amore.

Francesco Favia


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mercoledì 4 febbraio 2009

Lettera aperta ad Eluana Englaro


Carissima Eluana,
la tua prova sta per giungere alla fine. Sono felice per te, perché sparisca l'immane zavorra che ha ancorato la tua anima alla vita-non-vita che ti ha accompagnata in questi ultimi (quasi) due decenni. Sono contento per tuo padre, che con grande dignità e fermezza ha saputo far valere le tue ragioni: senza mai urlare, senza mai essere becero, senza accusare, senza "buttarla in caciara".Cosa che non si può dire di coloro che, negli intenti formali, intendevano difendere la "tua vita", o coloro che a questi si contrapponevano, solo per spirito di contraddizione o per gioco delle parti. Le circolari minatorie, gli interventi deliranti di Santa Madre Chiesa,
sempre più lontana dal tenero messaggio di Cristo. Un Papa intento ad odiare omosessuali, divorziati, conviventi. Un Papa più intento ad allontanare che ad avvicinare a Dio.Tu non hai sentito, per tua fortuna, questi clamori. Tu dormi e non sai di dormire, vivi e non sai di vivere. Tra poco saprai tutto: l'amore dei più e l'odio degli stolti. Capirai che il dono di un genitore verso un figlio è la vita e non la sopravvivenza. Quella a cui tanti ti hanno condannato finora.Ora volerai e, da lassù, nel Paradiso dove sarai, abbi misericordia di coloro che questa parola la pronunciano solo come vuota tiritera.Ti abbraccio, Eluana, ovunque tu sia e ovunque andrai. Aiutaci e aspettaci.

Francesco Scipione


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martedì 3 febbraio 2009

Colpi bassi del Grande Fratello

Il punto di Francesco Favia sul Grande Fratello 9

In questa edizione del Grande Fratello non ci sono tuguri e stanze punitive, sembrano venute a cadere anche le prove settimanali e i concorrenti oziano tutto il giorno in una megacasa alquanto lussuosa. Ma… c’è sempre un “ma”. E questo “ma” ce lo hanno messo gli autori. Il Grande Fratello questa volta sta puntando a colpire duramente l’aspetto psicologico dei ragazzi reclusi. Quest’anno sembra proprio che gli autori abbiano fatto un buon lavoro, stando agli ascolti che si sono risollevati rispetto alle ultime edizioni. Tra un mix di “C’è posta per te” e “Uomini e Donne” il risultato positivo non poteva mancare. Lacrimoni, familiari riapparsi da un lontano passato e flirt, scenate isteriche e sbaciucchiamenti vari, si sono dimostrati la chiave vincente di quest’anno. La giunonica Cristina, poi, è servita per attrarre inizialmente l’attenzione, così come il concorrente non vedente, la hostess e la sua condizione lavorativa e lo svampito architetto Nicola. Personaggi curiosi, ma tutti passati in secondo piano al momento.
Ieri si è assistito alla sofferta scelta della hostess, Daniela Martani, della quale tanto si è parlato sui giornali e in televisione nei giorni scorsi. Sensatamente ha scelto la realtà e bisogna ammettere che un po’ rammarica vedere una ragazza rinunciare ai propri sogni. Oddio, la Martani non è proprio una ragazza ed a certi sogni di gioventù forse avrebbe dovuto rinunciarci da tempo. Fatto sta’ , che il metterla di fronte ad una così difficile decisione davanti a tutt’Italia, sembra essere stato uno dei diabolici piani degli autori. È difficile pensare che non fossero a conoscenza della vita professionale della hostess romana e la stessa Martani aveva inizialmente mentito agli spettatori, dicendo nel clip di presentazione di essere in una situazione indefinita ed il suo futuro professionale era fortemente incerto. Non si trovi la scusante che quel filmato fu realizzato molto tempo prima della prima puntata, poiché si poteva benissimo tagliare quel momento in cui la Martani si erige a vittima, tanto più che aveva ottenuto il contratto a tempo indeterminato e avrebbe dovuto riprendere a lavorare, dato che non gli era stata concessa nessuna aspettativa.
L’obbiettivo di chi cura la trasmissione è stato tuttavia raggiunto: far parlare della trasmissione per tutta la settimana, così da avere il boom di ascolti il lunedì sera. La Martani, toccato il cielo con un dito, è dovuta scendere desolatamente sulla Terra. Ci si aspetta però la sua presenta nei vari salotti televisivi per molto tempo, dato che il licenziamento da parte della Cai sembra comunque inevitabile.
Un altro colpo basso del Grande Fratello a discapito dei concorrenti, è stato inferto in questo caso alla farmacista napoletana Annachiara, all’ormeggiatore genovese Alberto, alla barista milanese Vanessa e allo studente, calciatore e presunto sciupafemmine di Ferrara, Marco.
Alessia Marcuzzi, ieri sera nel corso della diretta li ha chiamati in disparte. Prima l’assillante napoletana e al bel ormeggiatore, successivamente Vanessa e a Marco.
Dopo avergli fatto vedere delle clip, dove a loro volta le due “coppie” si scambiavano tenerezza, sono stati riuniti tutti e quattro nella stanze delle sorprese. Alberto e Vannessa intuiscono quel che sarebbe accaduto. La Marcuzzi chiede ai diretti interessati se poteva mostrare un filmato. Per Alberto non ci sono stati problemi e Vanessa quasi costretta, ha acconsentito. Ecco che si è presentato alla loro vista il bacio appassionato tra questi ultimi. Immediata la reazione violenta di Annachiara contro Alberto, la quale d’istinto lo colpisce alla testa. Il genovese è sembrato infastidito dal suo gesto. Intanto è calato il silenzio, interrotto dopo un po’ dall’irruente Annachiara che sembra voler puntare il dito contro Vanessa. Il dito è stato subito piegato dai due ragazzi che prendono immediatamente le difese della sua rivale.
Quel che doveva esser la parte frivola della serata, come definita dalla biondissima presentatrice, si è rivelata una vera carognata nei confronto dei quattro ragazzi.
D’altronde è stata la parte migliore della puntata di ieri, dove oltre al “caso Martani”, si è dovuto assistere nuovamente ad uno sketch in stile Maria De Filippi, ossia Ferdi che rivede dopo tanti anni sua madre, seppur in un video. Per quanto queste storie strappalacrime possano esser un toccasana per gli ascolti, si rischia di esser ripetitivi. Molte meglio, dunque, gli intrecci da soap opera per catturare l’attenzione del pubblico.

Francesco Favia




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