4 giugno ’07
Seduto sulla tazza del cesso, sento un magone. È il peso di
un’esistenza insoddisfacente che ti
condanna ad un lavoro pietoso in attesa della vecchiaia o di una morte
inaspettata.
Scorrono lacrime amare sul mio stanco viso. La
consapevolezza di non poter vivere una vita intensa, mi fa preferire la temuta
morte.
Fra qualche mese compirò ventiquattro anni. Me ne sento
quarantaquattro. I miei sogni non si realizzeranno mai. E poi ho smesso di
inseguirli da tempo. Ha un senso vivere per sopravvivere?
Vivere per guadagnare il necessario per non morire di
stenti. Questa è la vita. Lavoro tutto il giorno, sopporto tutti e di tutto.
Qualsiasi cifra è insufficiente per la privazione della mia libertà. Hanno
cancellato i sogni dal mio cielo. Il mio cielo è grigio. Ci sono solo pensieri
carica di torbida pioggia.
Sto male. Dio che schifo la vita. Cazzo dico “Dio”. Non
esisti, porco cane. Non potendomi aggrappare ai sogni, mi attacco a ‘sto cazzo…
Sto male. Non so come guarire. So già che non guarirò mai.
Non mi resta che tirare lo sciacquone.
Francesco Favia
www.nonsolocronache.com
Di' la tua, lascia un commento.
Nessun commento:
Posta un commento