Stamattina come al solito sono
reduce da poche ore turbolenti di sonno. Mi preparo a un’altra giornata di
caccia al tesoro. La mattina sono spesso in giro a trovare delle soluzioni, il
pomeriggio a un cappro di call center, dove la base oraria è 0 euro l’ora, per
arrivare, passando dalle soglie di 1,50 l’ora, 3,50, all’utopistica paga di 6 euro
l’ora. Ovviamente cifre tutte lorde. E nè da una parte, nè all'altra sto
concludendo qualcosa. Oggi mi dedico nuovamente a consultare le offerte
e compilare form di siti aziendali. Mi imbatto e mi registro all’ennesimo sito
specializzato in offerte di lavoro. Secondo me, sono dei bluff. Mai chiamato da
nessuna parte tramite questi siti. Un po’ come i social network ti obbligano a
registrarti e si è obbligati ad acconsentire e a svendere, anzi a regalare i
tuoi dati personali per scopi pubblicitari anche ad aziende terze. Un po’ come
nel film Santa Maradona, nel quale Bart protesta per la consumazione
obbligatoria in discoteca, ma si lamenta per la scarsità di scelte, e protesta
domandando retoricamente e sarcasticamente che la consumazione sarebbe obbligatoria,
nel senso che si è obbligati a scegliere quello che viene imposto. E rischia
anche di essere menato.
Così funziona il mondo oggi e
internet è solo uno specchio. O ci si adegua o le prendi.
Tornando a questi siti, ci si
lascia allettare per l’apparente moltitudine di offerte, anche di importanti
aziende, e dalla facilità e dall’istantaneità del candidarsi all’offerta
d’interesse.
Una volta registratosi e inserito
il curriculum, basta un clic per candidarsi.
Qui poi emerge un altro
importante dato statistico, seppur ovvio. A ogni offerta di lavoro, che non sia
quello di ricerca di piazzisti, si candidano svariate di centinaia di utenti. I
dati sono ben messi in evidenza sotto gli annunci.
Un dato scoraggiante che fa ben
capire come trovare un lavoro, magari anche mal pagato e precario, possa essere
equiparato alla vincita di una lotteria.
Francesco Favia
mercoledì 21 novembre 2012 ore
10:28
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