La perpetua sofferenza della mia anima,
evanescente, pervade il mio stomaco,
la odo,
sembra il pianto di un bambino.
Si dissolve,
ma non scompare.
Percepisco la sua presenza.
Fumante,
i suoi vapori si innalzano sino al cervello.
I suoi sensori la captano.
Il sistema nervoso trasmette in tutto il mio corpo
una profonda rabbia.
Mi viene da urlare.
Urlo.
Un profondo, intenso, lungo urlo che sfuma nella raucedine.
Prendo a cazzotti l’aria.
Mi fermo.
Le mie mani tremano.
La perpetua sofferenza della mia anima,
diffusa in tutto il mio corpo,
tremendamente mi fa tremare.
Il male è dentro me,
dovrei vomitarlo fuori.
Non ci riesco,
è incollato alle pareti delle mie interiora.
Mi logora,
fa marciume di me.
Sbudellato
come la poltiglia di un cane morto sul ciglio della strada,
mi accingo a tornare al lavoro.
Francesco Favia
29 maggio 2007
© riproduzione riservata
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