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martedì 13 dicembre 2011

Francesco, 20 anni, muore nell’allestimento del palco di Jovanotti per un pugno di euro

Francesco Pinna, icona di una generazione, manifesto di un’epoca… altro che Simoncelli.

Ennesima tragedia sul lavoro. Morire per 5 euro l’ora.  Questa volta la morte bianca sta suscitando un certo clamore, in quanto avvenuta durante l’allestimento del palco per il concerto di Jovanotti a Trieste dell’ “Ora Tour”, al momento sospese tutte le date.
La vittima è un ragazzo. Una vita di solo 20 anni, ormai spezzata. Francesco Pinna è morto così, lavorando per pochi euro. Un ragazzo del posto, di Trieste. Studiava e si dava da fare per guadagnare qualche soldo per mantenersi. Assoldato probabilmente per coadiuvare il lavoro dello staff fisso.
Probabilmente molta gente, molti ragazzi, che in quest’epoca precaria lavorano tramite agenzie di lavoro interinale o agenzie che lavorano a commesse e pagano a cottimo, si saranno riconosciuti in Francesco, morto nel montaggio del palco di un ricco artista di successo.
Nella disgrazia avvenuta, si contano anche sette feriti, tutti uomini, tutti molto giovani, tra i quali, uno ricoverato nel reparto di rianimazione.
Francesco Pinna, foto tratta da Facebook




Ora quello che mi domando, e non sono il solo dato i commenti che ho letto in giro per la rete, si può morire così, in questo modo, a soli 20 anni per pochi euro? E magari si eleva ad eroe un Marco Simoncelli o un Pietro Taricone che hanno avuto una vita fortunata e sono morti per un gesto azzardato, per il gusto del brivido, per la sfida di superare loro stessi? 
Al pilota romagnolo si svolsero addirittura i funerali in diretta televisiva! Fino ad allora ai più era solo una copia di Valentino Rossi!


Con tutto il rispetto dovuto alle loro anime e alle loro famiglie, in giro la stragrande maggioranza della gente si ammazza di LAVORO e spesso muore sul LAVORO!
Sono discorsi che sostengo da tempo con amici e colleghi, ora lo scrivo, cazzo!
Noi siamo il popolo, noi siamo la gente che si sbatte, che soffre, che non riesce ad arrivare a fine mese, che pieni di debiti tiriamo la cinghia e sopportiamo le angherie sul LAVORO!
Rientriamo la sera dopo otto, dieci ore di lavoro esausti fisicamente e psicologicamente e magari scarichiamo la nostra frustrazione a casa con chi ci è vicino.
Siamo noi gli eroi, non loro, non gli artisti, non i calciatori, non i politici! E noi precari, lavoratori anomali, consuetudine di questi tempi moderni, non siamo eroi, siamo di più, siamo dei martiri! Dei santi, poiché miracolosamente, senza  certezze e con pochi soldi riusciamo comunque ad andare avanti e costruirci una vita. L’Italia è il Paese della partita iva, rappresentanti, promotori, artigiani, avvocati, mediatori, ma molti di questi lavoratori fanno la fame!
Vi prego non chiamatela demagogia, perché non sono né un politico, né un artista affermato. Sono un povero cristo come tanti, uno dei tanti pezzenti che viene calpestato ogni giorno dalla vita e che sputa sangue per pochi euro.
Dobbiamo smetterla di venerare calciatori, cantanti, politici. Si possono amare le gesta sportive, le canzoni, i fatti. Per il resto quella gente non è tanto meglio di noi. Sono persone con i loro pregi e i loro difetti. Persone che fanno del business che i “comuni mortali” alimentano.
Smettiamola di andare alle partite, al teatro, ai concerti, ai comizi. Se proprio non possono far a meno di esibirsi, questi individui e chi gli sta dietro dovrebbero abbassare i prezzi dei biglietti per assistere alle loro esibizioni. In questi tempi di crisi e di sfruttamento lavorativo, pagare 50, 100 euro per assistere ad una partita, ad un concerto, ad un’opera teatrale è un insulto alla dignità dell’uomo che la mattina presto si alza e affronta la giornata per portare il pane a casa.
Basta idolatrare gli imbecilli e mi auguro che quest’ennesima morte sul lavoro - così eclatante perché la vittima è giovanissima ed è scomparsa in un contesto molto rilevante -  possa iniziare a dare più importanza alla gente che si incontra ogni giorno, che lavora , non ai cosiddetti divi.

Francesco Favia


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