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mercoledì 19 agosto 2009

Addio Fernanda Pivano, addio ‘900

Si è spenta a Milano l’amica di Hemingway, voce italiana degli scrittori d’oltreoceano

Ieri sera ero al centro commerciale con la mia compagna. Parlavamo. Chiacchieriamo molto. Lei ad un certo punto mi fa: “Conosci Fernanda Pivano?” Ed io: “Eccome, certo!”
Ho iniziato a spiegarle, parlandone al presente, di come fosse un mostro sacro della cultura italiana, un mito vivente per ogni studente di Lettere, un modello da seguire per chiunque si diletta per hobby o professione a fare l’intellettuale.
Le parlai di come fosse straordinaria la sua vita, che fu amica di Hemingway, che intervistò Bukowski, che conobbe Kerouac, Burroughs e altri esponenti della beat generation.
“E’ morta.”
“Come?” risposi alla mia ragazza.
“Guarda.”
Alzai lo sguardo e lessi la notizia attraverso delle parole, che scorrevano in basso allo schermo di un televisore in esposizione, mentre la giornalista parlava d’altro.
Se ne è andata dopo 92 anni intensi. Nata a Genova, cresciuta a Torino, ha vissuto il mondo e si è spenta in una clinica privata di Milano.
Grazie a Fernanda Pivano, l’Italia ha conosciuto i più grandi scrittori statunitensi, tra i quali, oltre ai già succitati, anche Francis Scott Fitzgerald.
Dopo la laurea in Lettere nel 1941, con una tesi sul capolavoro di Melville, “Moby Dick”, la sua lunga intensa carriera letteraria, iniziò nel ‘43 con la traduzione parziale dell’Antologia di Spoon River, pubblicata da Einaudi, sotto la guida di Cesare Pavese, già suo professore al liceo.
Importantissima la traduzione dell’intera opera di Ernest Hemingway, i suoi viaggi negli States e Cuba, l’amicizia con De Andrè, la Pivano era un collegamento vivente tra i grandi artisti del ‘900 e gli ammiratori delle loro vite e delle loro opere.
La sua perdita, ha lasciato un vuoto incolmabile nella cultura italiana. Non solo per la sua vita, la Pivano era da stimare per come non avesse mai messo da parte il suo fermento letterario e artistico pur avendo raggiunto una ragguardevole età. Qualche tempo fa’ la si vide da Fazio con Morgan, per presentare il remake dell’album di De Andrè “Non al denaro, non all’amore né al cielo”, basata sull’Antologia di Spoon River, che come già detto, la Pivano tradusse.
Mi ricordo anche di un articolo apparso nei primi anni 2000 sulla buonanima del mensile “Tutto”, nel quale Fernanda Pivano paragonava Vasco Rossi a Charles Bukowski.
Instancabile, fino a pochissimo tempo fa’, continuava a scrivere per il Corriere della Sera e a presentare le sue pubblicazioni in libreria, fino all’ultima “Diari (1917.1973)”, prima parte della sua autobiografia.
Da Morgan, Ligabue a Vasco e Jovanotti, la Pivano mancherà molto ai suoi amici artisti, nostri contemporanei, e mancherà a tutti gli addetti ai lavori della cultura e dell’informazione, ma penso che questa perdita, dettata del semplice ciclo della vita, lasci malinconia un po’ a tutti, perché adesso che non c’è più, possiamo effettivamente definire il ‘900 come il secolo scorso.

Francesco Favia


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