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lunedì 15 ottobre 2012

Per chi dice di alzare le chiappe dalla sedia

Tratto dal gruppo Facebook "No al Kirby!!!"

Premesso che qui nel gruppo si parla di esperienze personali e non di sentito dire. Premesso che io personalmente non offendo nessuna di queste s.r.l. , ma anzi, più volte ho detto agli utenti “è un porta a porta, è un call center, se te la senti, prova”. Premesso che io scrivo da sempre e da sempre ci metto la faccia e il mio nome. Premesso che voi non conoscete la storia di ognuno di noi, tanto meno quella del sottoscritto, che da oltre dieci anni va sbattendo per il lavoro. Ho fatto di tutto: supermercati, ditte di trasporto, call center, inventari, volantinaggio, ect. Mi sono spaccato spesso letteralmente la schiena per due soldi e li ho dovuto anche rincorrere. Lo sappiamo, a Bari c’è la “malattia” di non pagare. E’ capitato anche che non abbia visto un euro, nonostante gli “ettolitri”  (parafrasando Mario Brega) di sudore versati. Vengo da due anni e mezzo di lavoro in un grosso call center, una multinazionale alla quale ho dato l’anima. Per premio mi hanno buttato fuori. Ero sereno nonostante i contrattini a progetto di un mese. Lo stipendio arrivava. Ora è quasi un anno che non riesco a trovare niente. Invio quotidianamente curriculum. A valanga. Sarà l’età, sarà il periodo. Andai a vivere anche da solo prendendo una stanza in affitto. Ovviamente in nero come di buona abitudine a Bari. Quindi alla faccia dei “bamboccioni”, mera invenzione politica, io tra precariato e sfruttamento, sono sempre riuscito a mantenermi. Affitto, bollette, imprevisti, assicurazione, bollo (una delle tasse assurde con le quali finanziamo papponi e escort accomodati su agiatissime poltrone istituzionali), benzina, fidanzate.
Comunque, cercando di mantenere la calma, vi racconto di come arrivai a quella multinazionale sopraccitata.
In Transcom ci sono capitato per caso, per arrotondare. In quel periodo lavoravo la mattina a Leroy Merlin, ennesimo lavoro sotto le festività procuratomi da un’agenzia interinale; il pomeriggio in Transcom sulla terribile campagna definita “Prospect” ovvero una sorta di porta a porta, nel tentativo di acquisire nuovi clienti per un importante gestore telefonico , quello che fanno tutti i medio piccoli call center;
la notte mi facevo 20/30 km per andare a fare degli inventari in altre multinazionali, sempre tramite agenzia interinale. In quel periodo poi ero in mezzo una strada, in pratica mi ospitavano i nonni.
In Transcom iniziai a guadagnare poche centinaia di euro alla volta, ma erano entrate sicure, a differenza di tanti altri lavori offertomi da “imprenditori” locali, che mi hanno spolpato vivo e alle volte nemmeno hanno pagato. Lo sfruttamento, miei cari fake e infiltrati, che ci invitato ad alzare le chiappe dalle sedia, a noi  povera gente, senza conoscerla e che magari se la guarda in faccia non ha nemmeno il coraggio di fiatare, lo sfruttamento IO lo conosco da tempo, da quando frequentavo le scuole superiori e l’estate andavo ad appendere locandine per mezza Puglia, su delle auto scassate, guidate da capizona sfigati peggio di me e dormendo nella controra sulle panchine come dei barboni.
Per un paio d’anni ho fatto anche l’università, una decina di esami li diedi e ogni tanto andavo a farmi sfruttare da quegl’altri “villacchioni” delle agenzie di volantinaggio.
Dopo aver lasciato l’università, decine e decine di lavori: commesso, rappresentante, nonché uagnone, o per meglio dire apprendista, ma siccome sono pignolo, preferisco definirlo schiavo, straccio da terra, presso ditte di trasporti, ditte edilizie varie, salumerie, supermercati, lavorando dalle 11 alle 15 ore al giorno. (Molte delle mie vicissitudini lavorative le ho spesso riportate in dei miei romanzi e racconti vari.)
In quest’epoca, in questo misero sud, va male a molti, ma non mi permetto di giudicare chi cerca di guadagnarsi il pane.
Vi ricordate la strage del maglificio di Barletta. La sopravvissuta sapete cosa disse? Prima guadagnavo 4 euro l’ora, ora nemmeno quelli, come farò?
Sono stato prolisso, lo so. Detto questo, invito i fake a tacere. In quanto fake, non sono degni di esprimersi, dato che si nascondono. Ultima cosa, ribadisco che non dovete MAI più permettervi di giudicarci e di dirci di andare a lavorare. Puntate il dito, ma voi che sostenete di non essere degli sfigati, cosa ci fate su Facebook, invece di produrre?

Francesco Favia

venerdì 12 ottobre 2012 ore 17:27

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