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mercoledì 10 febbraio 2010

Operai Fiat lanciano appello a Fiorello

La classe operaia chiede aiuto a chi nella vita gli è andata bene
Sempre più gente gettata per strada. Sempre più operai sul lastrico. Il cinismo è una prerogativa dei manager?

Leggo su Repubblica.it dell’appello lanciato su Facebook da parte degli operai siciliani della Fiat nei confronti del loro conterraneo Fiorello. “Caro Fiore, da siciliano non dovresti fare spot per l'azienda che sta per mandare a casa più di duemila nostri conterranei. Dacci una mano, dillo chiaro e forte che sei dalla nostra parte".
Lo stabilimento Fiat di Termini Imerese è una delle tante fabbriche in procinto di chiudere o di realizzare forti tagli, magari per la crisi o magari più semplicemente per spostare la produzione all’estero, lì dove i costi di produzione e il personale costano molto meno. Gente che dopo 15, 20 anni di servizio verrà sbattuta in mezzo a una strada. Famiglia, mutui, spese? Cazzi loro. Ai ricchi manager non gliene può fregar de meno. Non sappiamo quanto al simpatico Rosario Fiorello possa star a cuore la sorte dei lavoratori Fiat, ma di certo in questo mondo ognuno pensa al proprio tornaconto, a prescindere in questo caso da impegni contrattuali, difficili da rescindere.
Signor Favia, lei scrive sempre più raramente, ma quando scrive, parla sempre di tali problematiche, di crisi, di lavoro. E signor Favia è sempre più acido! Cosa le prende?
Mi prende un disgusto tale che fra un po’ muoio soffocato dal mio vomito. E siamo tutti acidi come ‘sto cazzo di vomito, chi più chi meno. Un povero disgraziato ti chiama da un maledetto call center per guadagnare onestamente qualche spicciolo: “Vaffanculo!” dall’altra parte della cornetta, magari maledicendolo pure. Vaffanculo, perché anche chi si sente molestato nella sua privacy, avrà avuto una giornata di merda a lavoro. Siamo tutti cinici ed egoisti. Poveri, ricchi, belli e brutti. Non dobbiamo stupirci se a chi va bene nella vita, non gliene può fregar niente di chi sta inguaiato. Se fosse il contrario, nessuno penserebbe a lui. Fiorello ha fatto tanta gavetta da giovane e magari gli diedero anche dello scansafatiche perché non faceva l’operaio o un lavoro normale. Eppure sicuramente si sarà ammazzato di lavoro nel far l’animatore. Ora se non rispondesse ad appelli solidali, lo capirei. Questo mondo è una giungla, dove il debole viene sopraffatto dal vincente. Siamo tutti dei Gordon Gekko, nel bene o nel male. Sul lavoro subiamo continuamente torti ed umiliazioni. E non importa se si è lavoratori dipendenti o liberi professionisti. Per portare il pane a casa, bisogna sottostare sempre a qualcosa o a qualcuno e cedere ai compromessi. A volte basta di credere di avere il posto fisso per essere arroganti con un povero precario, poi se le cose vanno storte per imprevisti della vita, si piange miseria. Impariamo tutti ad essere rispettosi di chi cerca di portare il pane a casa onestamente. Certamente i furbi ci sono in tutte le categorie, ma non a caso esistono le associazioni dei consumatori.
Provate a dar una barca di soldi ad un povero Cristo che sgobba come un mulo, 8-10 ore al giorno per sfamarsi e per dormire in un letto caldo e vedrete come darà vita ai propri desideri di rivalsa, diventando uno dei peggiori esseri della Terra.
Lasciamo stare Fiorello, lui di certo non è San Francesco e non rinuncerà mai al denaro. La situazione per quei poveri lavoratori e per le loro famiglie è di certo drammatica, come lo è per altro per tanti precari come il sottoscritto. Bisogna prendersela con il Governo, con se stessi, non lo so. Forse sarebbe meglio non esser mai nati. E se non siete benestanti, non mettete al mondo pargoletti, probabili futuri disgraziati in questo schifosissimo mondo puzzolente.

Francesco Favia




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